Oggi è uno dei tanti giorni della memoria. Quella che non andrebbe mai perduta e anzi andrebbe sempre coltivata e ragionata. Oggi ricorre il 79° anniversario della carica di Isbuscenskij, una delle ultime grandi cariche di cavalleria della storia, ad opera di 650 cavalieri e alcuni pezzi di artiglieria del 3° Reggimento Savoia Cavalleria, contro 2500 fanti sovietici dotati di mezzi meccanici, mortai e mitragliatrici. I cavalieri italiani, inferiori in numero e in mezzi, misero in rotta i sovietici rallentandone l’avanzata sul fronte del Don e favorendo la ritirata dei nostri connazionali, salvando indirettamente tante vite. Le perdite furono minime nelle file italiane (32 caduti e 52 feriti) e rilevanti tra quelle sovietiche (150 caduti, 300 feriti e 600 prigionieri). Sono molto legato a questo evento per due ragioni: la prima è che mi ricorda i racconti di mio nonno che era contemporaneamente impegnato con l’aviazione italiana  nel 51° Stormo, presso il campo avanzato di Stalino a poche centinaia di chilometri, secondo perché rappresenta una immagine drammatica e romantica di uno degli aspetti fondamentali che ha legato l’uomo al cavallo da sempre.
In tutti i contesti, sia civili che militari, per millenni, questa splendida creatura ha dimostrato fedeltà, coraggio e capacità sovrumane che hanno sempre illuso l’uomo di essere qualcosa di più di quello che in realtà è sempre stato ovvero una creatura debole, per lo più opportunista, spesso pavida. Quando, queste immense qualità del cavallo, si sono fuse con il rispetto, la sensibilità, il coraggio e il valore di chi ha avuto il privilegio di cavalcarli, sono nate gesta e azioni che sono entrate nella leggenda del genere umano. Oggi fortunatamente non dobbiamo esporre più queste nobili creature a questi rischi e sacrifici estremi, soprattutto la vana speranza è sempre quella di non vedere più nessuno impegnato in azioni di guerra, ma tutti noi che professiamo amore o passione per i cavalli, ricordiamo sempre cosa loro sono capaci di fare per noi e di cosa sia per davvero il rispetto e l’amore per queste creature. Soprattutto ricordate la cultura, i valori e la nobiltà d’animo necessari per poterci stare insieme, come hanno dimostrato, con il loro sacrificio, i cavalieri italiani a Isbuscenskij il 24 Agosto del 1942.

 

Autore

Giuliano Buccheri