Parte Guelfa celebrerà il grande ed indimenticabile Enrico Mattei con la sua famiglia alle Solenni Ivestiture del 2021 che si terranno a Firenze il 19 ed il 20 Novembre prossimo, tra la Basilica di Santa Croce e Palagio dei Capitani di Parte Guelfa. Saranno ammessi in Parte Guelfa Enrico Mattei alla memoria insieme alla nipote Rosy Mattei e al figlio Aroldo Curzi Mattei, presidente della Fondazione Mattei di Matelica, in segno di continuità e tradizionale appartenenza agli ideali del guelfismo rappresentati da Mattei anche durante la seconda guerra mondiale ove partecipò alla resistenza come partigiano alla guida dei combattenti “bianchi” che, al fianco degli alleati, si riferivano all’area politica cattolica, dimostrandosi subito un valido condottiero e un buon diplomatico.
Autore: yns
Sede istituzionale: Palagio di Parte Guelfa – Piazza di Parte Guelfa 1 – 50123 Firenze
Sede didattica centrale: Palazzo Rosselli del Turco – Borgo Santi Apostoli 19 – 50123 Firenze
Sede didattica multimediale: ZoWorking – Via Bruschi 128 – 50019 Sesto Fiorentino (FI)
Sede operativa: Scuderie di Parte Guelfa – Viale del Visarno 10/G – 50127 Firenze
Aderire all’Arciconfraternita Parte Guelfa significa essere accolto fraternamente da una comunità coesa di Confratelli e Consorelle, ma anche attenersi alle condizioni richieste per l’ammissione degli Aspiranti Cavalieri e Dame di Parte Guelfa, ovvero agli impegni richiesti a tutti gli appartenenti. Chiedere di far parte della nostra Arciconfraternita rappresenta una scelta precisa di militanza attiva, la quale contempla l’impegno finalizzato alla propria crescita spirituale ed alla testimonianza di vita cristiana, alla tutela dell’ambiente ed alla valorizzazione delle tradizioni fiorentine. La fedeltà al Pontefice Massimo, dal quale storicamente dipende in maniera diretta la nascita della Parte Guelfa, obbliga tutti i membri ad un impegno permanente nelle attività della Parte Guelfa. Diventare Cavaliere o Dama di Parte Guelfa non rappresenta un onore ma un servizio. Questa importante scelta viene formalizzata con un giuramento fatto al momento dell’investitura, con il quale si assume per tutta la vita un impegno di partecipazione attiva, di carità e di obbedienza alle regole della Parte Guelfa. La mancata ottemperanza all’impegno assunto implica la revoca dell’appartenenza secondo l’insindacabile giudizio del Consiglio di Credenza, nonché dell’uso del titolo e delle insegne conferite all’atto dell’investitura.
Con questa premessa, oltre ai requisiti di base per l’ammissione che richiedono l’attestazione di una profonda e convinta fede cristiana, di una esemplare condotta di vita, di vera moralità, di dimostrata predisposizione alla carità e di vero interesse verso il Creato e Firenze, vi sono altri elementi di valutazione che devono essere presi in considerazione per verificare l’effettiva possibilità del candidato di ottemperare agli impegni che l’appartenenza alla Parte Guelfa richiede. La presentazione della richiesta di ammissione prevede colloqui conoscitivi ed informativi con i Capitani ed altri incaricati ed una frequentazione preparatoria e di verifica, per approfondire la reciproca conoscenza, in un periodo non inferiore ai due mesi. Dopo tale tempo, la richiesta di ammissione, corredata da tutti i documenti richiesti, viene sottoposta alla competenza del Consiglio di Credenza al cui insindacabile giudizio spetta la decisione di concedere l’ammissione.
Per richiedere l’ammissione nella Parte Guelfa compilare il modulo seguente:
MODULISTICA
La domanda di adesione deve essere compilata in ogni sua parte e sottoscritta.
Parte Guelfa – Domanda di adesione/Application for Membership
FORMAZIONE CULTURALE
Per aderire pienamente all’Arciconfraternita è necessario ricevere l’investitura a Cavaliere o Dama di Parte Guelfa, dopo specifico percorso formativo culturale, etico e religioso disposto dal Consiglio di Credenza col contributo dell’Arcidiocesi di Firenze e del Consiglio Feste e Tradizioni Fiorentine. Divengono membri della Parte Guelfa coloro la cui domanda di ammissione sia definitivamente accettata con voto unanime dal Capitani di Parte Guelfa ed è necessario che ciascun aspirante sia presentato da due padrini. I requisiti per appartenere alla Parte Guelfa sono: praticare vita cristiana, aver compiuto il diciottesimo anno di età, essere moralmente incensurato e tenere un comportamento corretto ed educato, non far parte di associazioni o movimenti in contrasto con la morale cristiana ed aver corrisposto le tasse di ammissione. Gli aderenti, una volta scelto il Quartiere di appartenenza, non potranno mai più cambiarlo. Solo il Consiglio di Credenza potrà determinare, in via eccezionale, modifiche di appartenenza dei membri. Ad ogni singolo aderente sono richiesti, per il ruolo che riveste ed in quanto rappresentante della città di Firenze e della Parte Guelfa, comportamenti ed atteggiamenti seri ed adeguati. Qualora ciò non si verificasse lo stesso sarà soggetto a sanzioni da parte del Consiglio di Credenza come previsto dal presente statuto. La Parte Guelfa partecipa al suffragio, alle esequie ed alla sepoltura dei propri membri. Le attività di volontariato sono prestate a titolo personale, spontaneo e gratuito.
SEDI
PALAGIO DI PARTE GUELFA
L’Arciconfraternita ha sede istituzionale presso il Palagio di Parte Guelfa in Piazza di Parte Guelfa 1 a Firenze ed opera nell’ambito territoriale dell’Arcidiocesi di Firenze con potestà di istituire Confraternite in ogni Diocesi della Chiesa Cattolica. Il Palagio dei Capitani di Parte Guelfa è un vasto complesso monumentale il cui nucleo storico è situato nel cuore di Firenze e fu sede del quartier generale dell’Ordine di Parte Guelfa, ovvero del partito papale di Firenze. Ogni anno vi si svolgono le Investiture Solenni e la Festa delle Insegne di Parte Guelfa.
PALAZZO BORGHERINI ROSSELLI DEL TURCO
L’Arciconfraternita ha sede didattica centrale presso il Palazzo Borgherini Rosselli del Turco in Borgo Santi Apostoli 19 a Firenze, sede della European School of Economics, edificio storico commissionato nel 1507 dalla famiglia Borgherini a Baccio d’Agnolo su terreni acquistati dagli Altoviti e sull’ultima porzione esistente del cimitero del Limbo. Il Palazzo, completato nel 1530, è costruito a ridosso dell’antica chiesa di Santi Apostoli. Oltre ai corsi formativi annuali, la Parte Guelfa vi realizza le Adunanze Generali.
ZOWORKING
L’Arciconfraternita ha sede didattica multimediale presso ZoWorking in via Bruschi 128 a Sesto Fiorentino, modernissimo centro polifunzionale concepito e realizzato da Plast Pack Packaging, azienda della famiglia Caselli, leader nel settore della logistica, del packaging e dell’e-commerce. Si tratta di un complesso innovativo a livello tecnologico che, oltre alle postazioni di lavoro, include sale riunioni, spazi per eventi, sfilate e convention, showroom, aree per la formazione, un bar ristorante e due reception.
SCUDERIE DI PARTE GUELFA
L’Arciconfraternita ha sede operativa pressole Scuderie di Parte Guelfa all’Ippodromo del Visarno gestito dal concessionario Sanfelice della famiglia Meli. Il più grande impianto ippico fiorentino nacque nel 1847 a breve distanza dai prati del Quercione, dove si svolsero le prime gare equestri a Firenze ed ebbe la funzione di catalizzatore per la passione genuina dei toscani verso il cavallo e le corse. L’impianto ha attraversato poco meno di due secoli di storia, di guerre e di trasformazioni socio-culturali profonde. Firenze e la Toscana possono esser considerati un’autentica culla dell’ippica italiana.
FORMAZIONE MARZIALE
La formazione marziale dei Cavalieri della Repubblica Fiorentina è curata da gruppi interni detti Squadroni organizzati in base alle mansioni e alle specialità praticate dall’Arciconfraternita, la quale raccoglie l’antica eredità equestre della Parte Guelfa, la più gloriosa delle magistrature fiorentine. Ogni Squadrone di Parte Guelfa è coordinato da un capo gruppo detto Lancia Spezzata. Gli Squadroni si occupano di realizzare i corsi di addestramento per la formazione dei Cavalieri e delle Dame di Parte Guelfa che svolgono funzioni a cavallo o a terra.
STORIA DELLA PARTE GUELFA
L’Ordo Partis Guelfae, ovvero l’Ordine dei Cavalieri di Parte Guelfa di Firenze, inizialmente denominato Societas Partis Ecclesiae, venne formalmente istituito grazie al beato Papa Clemente IV nel 1266 con la concessione dei sigilli e delle insegne papali. Privato delle proprie funzioni con il motuproprio granducale di Pietro Leopoldo I di Toscana del 22 giugno 1769, ma mai soppresso dall’autorità pontificia, venne riattivato, in base all’ordinamento repubblicano, con la denominazione di Arciconfraternita di Parte Guelfa, con atto pubblico del 25 marzo 2015, ricorrenza dell’antico Capodanno Fiorentino, in virtù dell’antico possesso di stato giuridico in Firenze, con la benedizione del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e con l’approvazione statutaria di Dario Nardella, sindaco della città. Parte Guelfa, grazie all’approvazione del nuovo statuto da parte dell’istituzione comunale avvenuta il 26 luglio 2015 si è aperta al mondo accogliendo aderenti di ogni nazionalità e confessione religiosa, ed è tornata in attività occupandosi in via preminente di salvaguardia ambientale e di tutela delle tradizioni equestri legate alle antiche manifestazioni fiorentine come la Giostra del Giglio, la Giostra di Madonna Libertà, la Fiorente, il Palio dei Cocchi, il Calcio storico, lo Scoppio del Carro ed altre. I membri dell’Arciconfraternita Parte Guelfa, sono denominati Confratelli e Consorelle e la sede istituzionale è stabilita presso lo storico Palagio dei Capitani di Parte Guelfa in Piazza di Parte Guelfa a Firenze.
Almeno sin dalla metà del Duecento – da quando cioè le fonti ne rendono possibile lo studio – le parti guelfa e ghibellina di Firenze appaiono come formazioni abbastanza aperte e permeabili tanto all’adesione di nuovi membri quanto all’abbandono degli antichi fautori. Dopo la caduta dell’ultimo regime ghibellino ed il definitivo passaggio del Comune al campo guelfo, avvenuto nel 1266, la fazione imperiale registrò, con ogni probabilità, un numero massiccio di defezioni, che la indebolirono progressivamente, trasformandola in una piccola comunità di fuoriusciti, senza alcuna chance di rivalsa e spesso proiettati verso interessi e terre lontani dalla città di origine. Nel 1280, tuttavia, gli accordi stipulati con i guelfi sotto l’egida della Chiesa e grazie alla mediazione del Cardinal Latino Malabranca consentirono il ritorno dall’esilio di molti ghibellini, dietro garanzia della cancellazione di bandi e condanne e del riconoscimento dei diritti politici, questi ultimi ratificati mediante l’instaurazione di un regime bipartitico. In effetti solo poche casate fedeli agli Imperatori – invero le più autorevoli e rappresentative – rifiutarono la pacificazione, preferendo vivere fuori dalla madrepatria e condurre una lotta senza speranza, anziché sottomettersi, mentre molte altre famiglie già loro alleate furono velocemente cooptate nel governo dei Priori delle Arti, espressione delle corporazioni bancarie mercantili e manifatturiere, che in breve tempo sostituì l’artificiosa ed effimera costruzione voluta dal Cardinal Latino. Il processo di assimilazione di guelfi e ghibellini in un nuovo ceto dirigente proseguì sino ai primi anni del Trecento, allorché la divisione del fronte guelfo tra bianchi e neri riportò in auge le antiche differenze. La vittoria dei neri, propugnatori di un guelfismo estremo, sui bianchi, maggiormente propensi all’intesa con i sostenitori dell’Impero, provocò la cacciata di questi ultimi ed il loro ulteriore avvicinamento ai ghibellini ribelli, cui fecero seguito violenze e devastazioni in molte zone del territorio fiorentino ed assalti contro castelli e centri fortificati. Sebbene il governo cittadino non corresse mai un vero pericolo di essere sovvertito, fuori dal circuito delle mura urbane la situazione rimase critica almeno sino al 1308, quando scomparvero gli ultimi esponenti radicali dei neri e la vita politica riacquistò una parvenza di normalità. Il progressivo sbandimento dei ghibellini ed il loro reintegro – seppur parziale – nelle attività pubbliche riprese dopo la fine dell’oltranzismo guelfo, ed anzi, paradossalmente, trasse nuovo impulso dalle crisi manifestatesi in occasione della discesa in Italia dell’Imperatore Arrigo VII di Lussemburgo e del tentativo egemonico di Castruccio Castracani Antelminelli da Lucca, rispettivamente negli anni Dieci e Venti del Trecento, allorché i rettori cittadini avvertirono la necessità di dividere il fronte degli avversari adottando un atteggiamento conciliante e varando un’amnistia generale, dalla quale furono esclusi soltanto gli oppositori irriducibili. La strategia ebbe successo, ed in un modesto lasso di tempo consentì il logoramento della parte estrinseca, di cui rimanevano sporadiche tracce ancora agli inizi degli anni Quaranta, ma che di fatto era venuta meno al termine degli anni Venti in concomitanza con la morte del Castracani e con la partenza del successore del defunto Arrigo VII, ovvero l’Imperatore Ludovico IV di Baviera. In sostanza è possibile affermare che a Firenze il dualismo tra guelfi e ghibellini, già decaduto alla fine del Duecento, venne superato in via definitiva nei primi decenni del secolo successivo, come indica altresì la scomparsa della Parte Ghibellina, le cui ultime attestazioni certe sono di poco posteriori alla pace del Cardinal Latino, e la parallela istituzionalizzazione della Parte Guelfa, esistente in forma autonoma sin dai tempi dell’esilio e formalmente riconosciuta dagli statuti del 1322. Occorre sottolineare come in tale contesto scomparvero le leggi specifiche disponenti l’esclusione dei ghibellini dalle magistrature cittadine, senza dubbio emanate sin dal 1266 e probabilmente cassate nel 1280, a seguito degli accordi sanciti dal legato pontificio, per lasciare il posto ad una congerie di norme che riservavano l’esercizio degli uffici pubblici ai soli guelfi, tra i quali, però, erano annoverati molti antichi seguaci della fazione imperiale, ormai del tutto redenti. Questo quadro di soluzione della dicotomia tra le parti e di assimilazione degli ex ghibellini nel ceto dirigente comunale, tuttavia, cambiò bruscamente nel corso degli anni Quaranta, per effetto di un mutamento drastico ed imprevisto dello scenario politico. Nel 1342, infatti, il regime di stampo oligarchico, che sin dal 1308 aveva retto la città, entrò in una crisi irreversibile, culminata con il ricorso ad una signoria temporanea affidata ad un principe angioino. La caduta di quest’ultimo, avvenuta nel 1343, determinò la nascita di un governo allargato, nel quale, accanto ai membri del patriziato cittadino – numericamente in minoranza – confluirono anche esponenti delle arti minori ed individui e famiglie di recente immigrazione, alterando in tal modo i tradizionali rapporti di forza e gli equilibri interni. Per un breve periodo, corrispondente al quinquennio 1343-1348, gli esecutivi rispecchiarono nella composizione e nella conduzione questo nuovo stato di cose, finché lo scoppio dell’epidemia di peste nel 1348 – la celeberrima Morte Nera – non causò la morte di molti dei novi homines recentemente abilitati alla guida del Comune, consentendo, o, meglio, favorendo, una ripresa degli oligarchi, da qualche anno in ombra, ed il loro reinserimento, in quantità cospicua, nelle borse da cui venivano tratti i nominativi dei magistrati cittadini. Gli esiti di questa riforma elettorale, dal carattere assolutamente straordinario, si manifestarono appieno nei tre decenni successivi, durante i quali si fronteggiarono due schieramenti abbastanza definiti negli intenti, anche se eterogenei nella composizione: l’uno favorevole al patriziato e ad una conduzione politica ristretta, nonché contrario alla partecipazione di immigrati recenti ed artefici minuti alla cosa pubblica, e perciò descritto come “oligarchico”, l’altro sostenitore di un ceto dirigente allargato e comprendente nuovi cittadini ed uomini immatricolati nelle corporazioni minori, e quindi convenzionalmente definito “democratico”. Al quadro generale così delineato – invero già di per sé alquanto complesso – occorre altresì aggiungere le attività di due fazioni, guidate dalle famiglie degli Albizi e dei Ricci e formate dai loro alleati ed accoliti, le quali per il ventennio che va dagli anni Cinquanta agli anni Settanta supportarono rispettivamente il fronte oligarchico e quello democratico. Vari indizi, poi, dimostrano che, almeno dal 1347, gli oligarchi si erano stretti attorno alla Parte Guelfa, già in antiquo roccaforte dell’aristocrazia e dei magnati, prendendone di fatto il controllo ed imponendosi sui guelfi moderati, bendisposti verso il fronte democratico, e talvolta esponenti di quella posizione, per conferire nuovi poteri all’associazione e renderla quanto più possibile autonoma ed indipendente dal Comune. Tale indirizzo, perseguito con grande costanza per quasi trent’anni, ebbe come scopi principali il risanamento economico della Parte, il suo affrancamento dalla giurisdizione delle magistrature cittadine, e, soprattutto il ripristino delle leggi contro i ghibellini. Quest’ultimo obiettivo, ottenuto sin dalla fine degli anni Quaranta ed accompagnato dalla rinascita di un guelfismo intransigente, era stato pensato dagli oligarchi in funzione di una strategia esclusoria volta contro gli avversari democratici, i quali, accusati in modo più o meno strumentale di essere ghibellini, ovvero discendenti di fautori dell’Impero, potevano essere proscritti ed estromessi dalla politica attiva. Il revival del massimalismo guelfo ebbe successo sia grazie alle pressioni esercitate dai Capitani di Parte sugli esecutivi comunali quanto in virtù di una complessa crisi nelle relazioni fra stati, che vide l’emergere di un concreto pericolo per l’indipendenza di Firenze rappresentato dall’espansionismo dei Visconti di Milano, in passato vicari degli Imperatori. In effetti l’applicazione delle norme contro i ghibellini, demandata agli organi giudiziari del Comune, non ebbe grandi sviluppi, poiché i processi per ghibellinismo, avviati su denuncia sia di ufficiali della Parte Guelfa che di privati cittadini, ad essa legati o meno, furono pochi, oltre che concentrati nell’arco di un venticinquennio e, soprattutto, risolti per lo più con sentenze assolutorie. Giova ricordare come gli stessi uomini della societas guelforum fiorentina esitassero a farsi promotori di tali accuse nelle corti comunali, forse perché ben consapevoli dell’influenza in ambito giudiziario della Signoria, non sempre a loro favorevole, e come parimenti agissero anche i privati. Del resto l’analisi prosopografica degli imputati in questi procedimenti indica che solo un’esigua minoranza aveva avuto legami con l’antica pars Imperii, o con suoi sostenitori, e sempre mediante vincoli familiari vecchi di una o più generazioni, dimodoché è possibile affermare che la legislazione antighibellina era realmente un’arma politica degli oligarchici contro i democratici. La scarsità di risultati nell’offensiva giudiziaria rivolta contro questi ultimi convinse infine i partecipi ad introdurre una nuova pratica esclusoria, di maggior efficacia perché totalmente demandata all’arbitrio degli ufficiali guelfi: l’ammonizione. La nuova procedura poteva colpire tanto singoli individui quanto intere famiglie e consorterie, era basata su una valutazione insindacabile dei Capitani di Parte e di altri membri dell’associazione scelti ad hoc, ed aveva importanti riflessi in campo legale poiché rivestiva il valore di prova nei processi per ghibellinismo. Grazie alle ammonizioni, comminate per un ventennio a partire dal 1358, allorché vennero impiegate per la prima volta, centinaia di persone ed intere consorterie persero i diritti politici, venendo così eliminate dalla contesa per le cariche pubbliche, ed in svariate occasioni l’attività dei governi fu piegata al volere dei partefici, che non ebbero remore a minacciare apertamente la proscrizione dei membri di quegli esecutivi. Come è facile immaginare, gli aderenti allo schieramento democratico tentarono di limitare lo strapotere degli uomini della Parte e di arginare l’oltranzismo guelfo che gli oligarchici propugnavano, ma la tattica di aumentare il numero e di alterare la composizione degli uffici della societas guelforum, originariamente adottata su iniziativa dei Ricci, si dimostrò prima inutile, mercé l’attento controllo degli scrutini operata dagli avversari, ed infine inapplicabile, quando, agli inizi degli anni Settanta, l’associazione divenne completamente autonoma ed indipendente dal Comune. Soltanto l’avvio di una forma parallela di esclusione extragiudiziale, ovvero l’inserimento nel novero dei magnati – e la conseguente perdita della rappresentanza nei collegi degli esecutivi – di quei popolani che avessero assunto comportamenti sopraffattori e violenti, o che di simili crimini fossero stati denunciati e ritenuti colpevoli dalle autorità cittadine, valse a contrastare il diffondersi delle accuse di ghibellinismo e delle ammonizioni. È opportuno sottolineare come l’introduzione di tale provvedimento cadesse nel 1372, in uno dei momenti di massimo fulgore della Parte Guelfa, ma anche nell’anno che vide l’emarginazione dalle principali magistrature comunali dei vertici delle famiglie Albizi e Ricci, le quali, alleandosi, avevano posto fine alla lotta di fazione, determinato un pericoloso accentramento di potere, e lasciato privo di una guida riconosciuta i democratici. Nonostante la reazione di questi ultimi, la seconda metà del decennio registrò una recrudescenza di ammonizioni ed un acuirsi dello scontro con gli oligarchici raccolti attorno alla società dei guelfi fiorentini, finché, nel 1378, la tensione giunse al culmine, ed una Signoria di ispirazione democratica, vista l’impossibilità di giungere ad un’intesa con i partefici in materia di proscrizioni, decise un rafforzamento degli Ordinamenti di Giustizia e delle norme contro i magnati. Dinanzi alla prospettiva di essere definitivamente emarginati dalla vita politica i guelfi estremisti risposero con un colpo di mano, cosicché alcune centinaia di loro si riunirono armati presso il Palagio di Parte, ma infine desistettero da ogni iniziativa violenta e fuggirono dalla città. La defezione degli oligarchi segnò la fine del predominio della Parte Guelfa e delle attività esclusorie che attorno ad essa ruotavano, ma precedette di poco anche la caduta del regime, in auge sin dal 1343, rovesciato poche settimane dopo dal tumulto dei ciompi.
PARTE GUELFA
La Parte Guelfa di Firenze, magistratura istituita grazie a Papa Clemente IV nel 1266 e dopo l’interruzione seguita alla disattivazione con motuproprio granducale del 22 Giugno 1769, in virtù dell’antico possesso di stato giuridico in Firenze, con la benedizione di Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e con il consenso di Sua Eccellenza Dario Nardella, Sindaco di Firenze, è stata ricostituita con Atto Pubblico del 25 marzo 2015 e giuridicamente ristabilita come Arciconfraternita, ovvero organizzazione di volontariato. Il 26 Luglio 2015, Festa di Sant’Anna, patrona delle Arti Fiorentine, ha ricevuto formale approvazione da parte del Sindaco di Firenze.
Parte Guelfa, onorando l’incarico conferitole da Cosimo I de’ Medici con la Legge dell’Unione promulgata il 18 Settembre 1549, si adopera oggi per la protezione delle risorse naturali e paesaggistiche attraverso un vasto servizio di salvaguardia ambientale, si impegna nella protezione e nella valorizzazione delle risorse naturali e paesaggistiche, si adopera per la valorizzazione delle tradizioni popolari con speciale attenzione a quelle cristiane e si adopera per la custodia delle istituzioni ecclesiastiche. Parte Guelfa realizza attività di utilità ambientale, culturali, tradizionali, ludico-sportive, religiose e didattiche. Gli appartenenti sono denominati Confratelli e Consorelle e si obbligano alla testimonianza costante delle virtù cristiane di carità e fraternità nei comportamenti e nelle opere come contributo alla formazione delle coscienze secondo l’insegnamento del Vangelo e promuovono con autentico spirito ecumenico il dialogo e la collaborazione con le altre Chiese cristiane sotto la guida e l’assistenza della Chiesa Apostolica Romana. Parte Guelfa non persegue scopi di lucro, né fini politici.
L’Ordo Partis Guelfae è costituito di Cavalieri e Dame in un solo grado gerarchico. Console di Parte Guelfa, Capitani di Parte Guelfa sono incarichi elettivi pro tempore come tutte le altre cariche oggetto di nomina del Consiglio di Credenza. I Cavalieri e le Dame sono creati dal Console di Parte Guelfa attraverso speciale cerimonia di investitura. Le ammissioni dei Cavalieri e delle Dame sono decretate dal Consiglio di Credenza con apposito diploma firmato dal Console e dai Capitani e munito del sigillo della Parte Guelfa. L’Arcivescovo di Firenze ha facoltà di concedere, a sua discrezione ed in casi particolari, Motu Proprio, ammissioni nella Parte Guelfa, informandone il Consiglio di Credenza. La domanda di ammissione deve essere fatta dall’interessato sempre per iscritto e rivolta al Consiglio di Credenza. Il confratello espulso o dimissionario perde ogni diritto acquisito, spirituale e materiale. Possono essere ammessi come confratelli onorari soltanto coloro che si siano resi grandemente benemeriti della Parte Guelfa.
I requisiti per appartenere alla Parte Guelfa sono: praticare vita cristiana, aver compiuto il diciottesimo anno di età, essere moralmente incensurato e tenere un comportamento corretto ed educato, non far parte di associazioni o movimenti in contrasto con la morale cristiana ed aver corrisposto le tasse di ammissione. Per aderire all’Arciconfraternita è tassativo ricevere l’investitura a Cavaliere o Dama di Parte Guelfa, dopo specifico percorso formativo culturale, etico e religioso disposto dal Consiglio di Credenza col contributo dell’Arcidiocesi di Firenze e del Consiglio Feste e Tradizioni Fiorentine. Divengono membri della Parte Guelfa coloro la cui domanda di ammissione sia definitivamente accettata con voto unanime dal Capitani di Parte Guelfa ed è necessario che ciascun aspirante sia presentato da due padrini. Gli aderenti, una volta scelto il Quartiere di appartenenza, non potranno mai più cambiarlo. Solo il Consiglio di Credenza potrà determinare, in via eccezionale, modifiche di appartenenza dei membri. Ad ogni singolo aderente sono richiesti, per il ruolo che riveste ed in quanto rappresentante della città di Firenze e della Parte Guelfa, comportamenti ed atteggiamenti seri ed adeguati. Qualora ciò non si verificasse lo stesso sarà soggetto a sanzioni da parte del Consiglio di Credenza come previsto dal presente statuto. La Parte Guelfa partecipa al suffragio, alle esequie ed alla sepoltura dei propri membri. Le attività di volontariato sono prestate a titolo personale, spontaneo e gratuito.
Struttura
ORGANI CENTRALI
Adunanza Generale
Consiglio di Credenza
Senato
Segreteria di Credenza
Stato Maggiore
Commissioni
Reggimenti
ORGANI TERRITORIALI
Capitolo
Luogotenze
Collegi
Balivati
REGGIMENTI
Reggimento
“SAN FRANCESCO”
Squadrone Dragoni
Squadrone Esploratori
Squadrone Cacciatori
Squadrone Ciclisti
Squadrone Canottieri
Squadrone Elicotteristi
Squadrone Sommozzatori
Squadrone Soccorritori
Reggimento
“SAN GIORGIO”
ASD Parte Guelfa
Squadrone Giostratori
Squadrone Guide
Squadrone Aurighi
Squadrone Ospitalieri
Squadrone Terapisti
Reggimento
“SAN LODOVICO”
Compagnia di San Lodovico e della Parte Guelfa
Squadrone Pellegrini
Squadrone Oblatori
Reggimento
“MARZOCCO”
Squadrone Dignitari
Squadrone Cavalleggeri
Squadrone Lancieri
Squadrone Armati
Squadrone Staffieri
Squadrone Arcieri
Squadrone Falconieri
Squadrone Dragoni di Toscana
MISSIONE
Onorando l’incarico conferitole da Cosimo I de’ Medici nel XVI secolo, Parte Guelfa si adopera oggi per la protezione delle risorse naturali e paesaggistiche attraverso un vasto servizio di salvaguardia ambientale, si adopera per la valorizzazione delle tradizioni popolari con speciale attenzione a quelle cristiane e si adopera per la custodia delle istituzioni ecclesiastiche. Parte Guelfa realizza attività culturali, tradizionali, ludico-sportive, religiose, didattiche e di utilità ambientale. La Parte Guelfa compie attività pastorali e di culto sotto la guida di un assistente ecclesiastico denominato Cappellano Maggiore e si impegna nella custodia e tutela dell’ambiente a partire dai parchi cittadini e, in particolare, dal Parco delle Cascine di Firenze, città nella quale ha avuto origine e dove si trova la propria sede operativa presso l’Ippodromo del Visarno. Parte Guelfa lavora per favorire e garantire la corretta applicazione delle disposizioni in materia di protezione dell’ambiente, della flora e della fauna e realizza, attraverso un servizio di vigilanza permanente, un’attività di vigilanza, mediante l’accertamento delle violazioni degli illeciti amministrativi, dei regolamenti e dei piani unici integrati delle aree naturali protette, nonché mediante la segnalazione di casi di degrado ambientale e delle relative cause alle autorità competenti. Parte Guelfa si impegna in attività formative volte all’educazione, partecipando a programmi di sensibilizzazione e informazione ambientale nelle scuole e promuovendo l’informazione sulle normative in materia ambientale. Parte Guelfa lavora per la valorizzazione delle aree verdi concorrendo con le istituzioni competenti alle attività di recupero e promozione del patrimonio e della cultura ambientale e si rende disponibile alla salvaguardia per fronteggiare fattispecie di emergenze ambientali. Sono inoltre attività proprie di Parte Guelfa: l’esecuzione di servizi d’onore durante udienze e ricevimenti dell’Arcidiocesi e la protezione, ove richiesta, dell’Arcivescovo durante manifestazioni o viaggi; la celebrazione di particolari atti di devozione in onore di San Ludovico d’Angiò, Patrono della Parte Guelfa; la formazione dei membri alla pratica e alla testimonianza di vita cristiana con pellegrinaggi e itinerari di fede e attraverso corsi di catechesi e momenti di preghiera comunitaria; il recupero, lo sviluppo e la promozione di tradizioni a carattere ludico-sportivo storicamente realizzate dalla Parte Guelfa, come la Giostra del Giglio, la Giostra di Madonna Libertà e la Fiorente; la valorizzazione, la custodia e la conservazione dei beni culturali e paesaggistici e delle tradizioni; la realizzazione di iniziative stabili o temporanee per la crescita umana e sociale dei membri; la cura della dignità del culto e l’animazione delle celebrazioni liturgiche; la solidarietà verso i bisognosi con opere di misericordia materiale e spirituale in una visione cristiana della vita e la stabile collaborazione con la Chiesa Cattolica per la realizzazione dei piani di azione pastorale delle comunità diocesane ed altre iniziative di apostolato. La devozione verso San Ludovico d’Angiò, Vescovo di Tolosa ed appartenente all’Ordine dei Frati Minori, si attua anche nel condurre una vita attenta al rispetto del Creato e delle Creature, in pienezza con lo spirito francescano che discende direttamente dall’operato di San Francesco d’Assisi, fondatore dei Frati Minori e Patrono d’Italia, il quale ha lasciato, nel Cantico delle Creature, un testo di grande sensibilità ambientale. Tanto che, il Santo Padre Papa Francesco, lo ha ripreso nell’Enciclica “Laudato sii”, che ben può rappresentare una guida morale nell’operare fattivamente per la difesa dell’ambiente. Lo spirito francescano, oltreché nell’attenzione all’ambiente, si riscontra anche nell’ecumenismo che contraddistingue la Parte Guelfa.
PARTE GUELFA
Ordo Partis Guelfae
STATUTO
Parte Guelfa – Statuto Arciconfraternita versione approvata il 18 Marzo 2025