Parte Guelfa ha abbracciato Dante a Ravenna compiendo, lo scorso Sabato 4 settembre 2021, un “pellegrinaggio dantesco” che ha onorato il Cavaliere di Parte Guelfa Durante di Alighiero degli Alighieri rendendogli solenne omaggio attraverso la visita alla Basilica di San Francesco dove si svolsero i suoi funerali, la declamazione pubblica di un canto della Divina Commedia, il racconto degli ultimi anni della sua vita e montando la guardia d’onore presso il Mauseoleo ove riposano le ossa del Sommo Poeta. La delegazione di Parte Guelfa ha quindi deposto uno stendardo ed un documento ufficiale sulla tomba. Commossi e felici i Confratelli e le Consorelle di Parte Guelfa intervenuti a Ravenna hanno celebrato col consueto spirito fraterno la ricorrenza nell’anno del 700° anniversario della morte del guelfo Dante e nel significativo giorno della Battaglia di Montaperti. Il pellegrinaggio si è concluso con la visita alla Basilica di Sant’Apollinare in Classe ed al Mausoleo di Galla Placidia.

Dante passò gli ultimi anni della propria vita a Ravenna dove si spense la notte tra il 13 e 14 settembre 1321 forse a causa di febbri malariche contratte durante un’ambasceria a Venezia. I suoi solenni funerali si celebrarono nella basilica di San Francesco, fabbrica culturale e religiosa di grande prestigio nel Trecento. Ravenna è assai presente nella Commedia sia attraverso la citazione esatta del toponimo che attraverso evocazioni poetiche, celebre è il nostalgico ricordo di Francesca in Inferno V “Siede la terra dove nata fui su la marina dove ‘l Po discende per aver pace co’ seguaci sui”. Francesca forse è la più celebre dei tanti personaggi ravennati incontrati nel viaggio oltremondano ed è la prima interlocutrice del pellegrino dopo Virgilio. Il soggiorno ravennate fu propiziato dall’ospitalità elargita dal signore di Ravenna, Guido Novello Da Polenta, che resse la città dal 1316 al 1322. Il Poeta poté abitare in una casa messa a disposizione dal suo ospite (non si conosce l’esatta ubicazione) dove trovarono posto anche i figli Pietro, Jacopo e Antonia, che prese i voti monastici con il nome di Beatrice; si trattò di un periodo sereno di vita e di studio. L’esule fiorentino lasciò nella città “dell’ultimo rifugio ”l’estremo lascito letterario della sua arte, le Egloghe dove sono presenti, sotto l’allegoria pastorale, alcuni personaggi del nucleo di devoti e ammiratori riuniti intorno a lui, ma portò soprattutto a termine la Commedia, vale a dire gli ultimi canti del Paradiso di cui il Boccaccio, primo biografo del sommo poeta, narra un avventuroso ritrovamento da parte del figlio Pietro. Dopo la sua morte qui furono attivi maestri e letterati che fecero della città un centro di rilievo del primo umanesimo, furono protagonisti della prima diffusione e diedero origine ad un vero e proprio culto.

 

Autori

Luca Amerighi , Marco Crisci e Riccardo Sacchettini