Le tre specie che si riproducono in Italia, il rondone comune (Apus apus), quello maggiore (Tachymarptis melba) e quello pallido (Apus pallidus) nidificano infatti quasi esclusivamente in ambiente urbano e dipendono fortemente da come gestiamo le nostre città e i nostri edifici. Spesso confusi con le rondini e i balestrucci queste specie sono volatori eccezionali, che passano quasi la loro intera esistenza tra i cieli. Mangiano, si riproducono, svernano e addirittura dormono in volo, toccando terra esclusivamente quando arriva il momento di nidificare. Originariamente queste specie costruivano i loro nidi nelle cavità degli alberi e delle rocce, ma la sempre più scarsa disponibilità di queste e la continua espansione delle città li ha spinti a trasferirsi nell’ecosistema urbano.

Le popolazioni in tutto il mondo erano già state messe in difficoltà dalla sempre più scarsa disponibilità di fori e cavità dove nidificare, ridotti sempre più da restauri e architetture poco amiche della biodiversità. «In molte città del nord si è già riusciti a ottenere importanti risultati, con operazioni di restauro fatte nel periodo giusto e che lasciano le cavità aperte a disposizione degli uccelli .Nel sud la situazione è più complicata e sia cittadini che istituzioni sono ancora poco sensibili o scarsamente consapevoli su queste problematiche. I rondoni quindi hanno bisogno del nostro aiuto. Come se non bastassero tutte le problematiche legate alla perdita di biodiversità, ora ci si mette anche il caldo e con la crisi climatica sempre più drammatica ogni anno che passa il futuro di questi eccezionali migratori è ancora più a rischio. L’anomala ondata di caldo che sta colpendo l’Italia sta mettendo a dura prova anche gli uccelli che nidificano in città, soprattutto in Sicilia. Da ogni angolo dell’isola arrivano centinaia di segnalazioni di uccelli morti o in difficoltà, con i centri di recupero strapieni che sono ormai quasi al collasso. A essere colpiti sono soprattutto i rondoni, eccezionali uccelli migratori, che ogni anno tornano dall’Africa per riprodursi soprattutto nei centri storici delle nostre città. Le temperature insopportabili che hanno superato i 40°C surriscaldano sottotetti, tegole e cavità negli edifici dove questi uccelli nidificano, spingendoli a lasciare anzitempo i loro nidi. Non essendo ancora pronti per volare i rondoni finiscono a terra dove, senza assistenza, non riuscirebbero mai a sopravvivere. Solamente a Ragusa nelle ultime ore sono stati quasi 800 gli uccelli recuperati da volontari e cittadini, a Catania nella sola giornata di venerdì sono stati 150 i rondoni raccolti e smistati tra i volontari, che si stanno mobilitando in massa. Il Centro di Recupero di Ficuzza ne riceve invece circa 400 a settimana. Le segnalazioni sulle pagine e gruppi social che si occupano di recuperare gli uccelli in difficoltà sono decine al giorno. Le associazioni sono però ormai al collasso e sono alla disperata ricerca di ogni tipo di aiuto possibile per contrastare l’emergenza e per provare a salvare quanti più uccelli possibile e restituirli ai cieli delle città. La maggior parte dei rondoni caduti sono pulli a cui mancano circa dieci giorni o una settimana per completare lo sviluppo e molti dei ritrovamenti stanno avvenendo nelle città dove i rondoni nidificano nei sottocoppi, sotto le tegole, che diventano veri e proprio forni. Gli uccelli scottandosi cercano probabilmente refrigerio e si buttano dal nido. È una vera e proprio emergenza che sta colpendo non solo la Sicilia, ma anche la Puglia, la Calabria e altre regioni. Piovono letteralmente dal cielo in massa, sia vivi che morti. Potrebbero esserci anche altri fattori ma certamente il calore anomalo è tra le cause principali. C’è bisogno di cibo, fondi, volontari e spazi dove poter accudire tutti gli uccelli recuperati. I giovani rondoni caduti dai nidi hanno bisogno di cibo e assistenza continua per poter raggiungere lo svezzamento e tornare in libertà, le sole forze degli operatori e dei volontari non bastano più. La sopravvivenza dei rondoni è infatti strettamente legata all’uomo ed è una nostra responsabilità intervenire ma servono competenze.

Molte persone credendo siano pronti per volare li raccolgono cercando di dare una mano provando a farli volare. Li lanciano dai balconi e molto finiscono per ferirsi o morire.

Di cosa hanno bisogno?
Di una scatola di cartone, cibo adatto e qualche minuto al giorno per alimentarli: grilli (congelati), camole della farina, caimani, in genere si possono acquistare nei negozi di pesca o online e qualche goccia d’acqua con l’ausilio di una siringa (senza ago).

Rondoni, quando sono pronti a volare?
Gli adulti e i giovani già in grado di volare, hanno le ali completamente sviluppate come l’esemplare a sinistra: quando le ali riescono ad incrociarsi l’animale può esserne capace.
L’esemplare a destra è ancora inabile al volo, lo sarà tra 2 settimane circa.
Affinchè il giovane possa volare è inoltre necessario che sia , che non abbia ferite e che non mostri segni di magrezza (ad es. quando lo sterno è spigoloso e facilmente percepibile al tatto).
Se trovate un rondone che non mostra nessun tipo dei problemi descritti ed ha le ali già sviluppate, dopo un paio di giorni di cure potrà essere liberato.
Se invece trovate un rondone con il piumaggio non ancora sviluppato, necessiterà di cure fino al completo sviluppo.

 

Autore

Umberto Emanuele Vinci di Moschitta