Cara Kiev, ciao sono Firenze, queste poche parole vorrei che ti giungessero direttamente sulle ali del vento della libertà. Anche io molti anni fa come te subii l’assedio, erano altri tempi dove i mezzi e le tecnologie erano ben divere da oggi, avevamo ancora le mura a difenderci. Quello che non è cambiato da allora sono gli uomini e le situazioni che sono sempre le stesse. Fame, sofferenza, dolore e morte sono ballerine che danzano per le nostre vie in una macabra danza oscura, su una melodia di distruzione che il pianista del male sembra non voglia interrompere.

Gli uomini purtroppo, nelle ultime migliaia di anni, pur evolvendosi celermente non hanno imparato nulla, cadono ancora nella violenza, nelle tentazioni del denaro e sono sicuri che facendo sparire arbitrariamente ogni avversario credono di poter risolvere le cose. Sorella mia, così ti chiamerò d’ora in avanti, oggi dopo centinaia di anni ci ritroviamo a condividere un destino simile. Le angosce, le ansie e i dolori che vedevo e sentivo riecheggiare per le mie strade oggi li ascolto da lontano nelle tue, portati dal vento e nell’eco di quelle scatole che oggi chiamano televisori. So bene come ci si sente, dover star fermi con la paura per i nostri monumenti, la nostra bellezza e la nostra immagine che venga stravolta per sempre, magari da una bomba troppo intelligente. Mentre ti scrivo il mio cuore è gonfio di dolore e vorrei urlare a gran voce la parola PACE affinché il mondo si fermasse per un istante e pensasse: “Cosa sto facendo?”

Smettere ogni azione bellica esta l’unica soluzione. Ma così purtroppo non avverrà, ne sono sicura, però vorrei poterti infondere un po’ del mio coraggio, della mia forza. Ben 492 anni or sono, durante il mio assedio, mi sentivo persa, pronta a soccombere, il difensore Ferrucci era stato tradito e non avevamo più niente per poterci rifornire di viveri. La fame era la grande padrona, l’esercito che ci assediava era dieci volte più numeroso e potente di noi. Cercai allora in quelle notti silenziose rischiarate dalla luna, dove l’eco del nemico festante sulle colline vicine risuonava come un inno di morte, qualcosa che donasse nuovo coraggio ai miei amati figli e cittadini. Parlai di nascosto col vento in modo che il nemico non sentisse e mi diede l’idea da trasmettere ai miei. Così nel mio respiro quotidiano a loro trasmisi quel senso di libertà che fecero proprio e portarono davanti al nemico, mostrando il senso profondo della Libertà! I miei figli decisero di giocare una partita sotto l’assedio per far scherno al nemico, mostrarono una città che si divertiva nonostante le privazioni. Nella libertà si credeva davvero e vivere la normalità era il segno orgoglioso che non si intendeva perderla. Una leggiadra Madonna Libertà, essere di infinita bellezza, danzava sopra di noi portando luce in tutta la valle assediata, un bagliore splendido che rischiarava il cielo scuro tinto dal sangue della guerra. Ti racconto tutto questo perché vorrei trasmetterti quello spirito in questi momenti difficili. Sono solo parole e so che le porta via il vento, ma è l’unico modo che ho in questo momento per starti vicina, cara città gemellata, e infonderti nuovo coraggio, speranza e pace in un mondo migliore e possibile.

Tieni duro, resta sempre aggrappata ai tuoi figli, sostienili, parlaci, infondi loro forza e coraggio per credere ancora nella libertà. La gioia, la voglia di vivere, la speranza nella pace e il desiderio di libertà sono le armi migliori che possano avere per combattere un nemico tiranno ed oppressore, in una guerra che nessuno ha voluto se non chi ha creduto e crede anche solo per un attimo di essere pari o superiore a Dio. Il popolo purtroppo paga sempre per le colpe di signori capaci di gratificare solo le proprie aspirazioni. E’ ora di resistere, di sostenere chi in queste ore ti difende, sorella mia, e spero che queste mie libere parole ti aiutino. Sotto un manto di stelle, stasera, prego che la luce della pace sostituisca quella della luna…

 

Autore

Nicola Biagi