Il mondo cambia, il clima cambia, la natura cambia, le calotte polari si riducono, le temperature medie cambiano. Nel corso dell’ultimo secolo questi fenomeni sono diventati misurabili in modo scientifico e rigoroso, e tutto ciò sta fortunatamente portando l’uomo moderno a valutazioni molto più stringenti sulla sostenibilità complessiva del nostro stile di vita e di consumo delle risorse a disposizione. L’umanità nel corso dell’ultimo secolo è letteralmente esplosa numericamente: nel 1945 eravamo circa 2,2 miliardi, passando a 4 miliardi nel 1975 per arrivare a 7,8 miliardi a dicembre 2020: un numero quasi quadruplo in soli 70 anni.
Il problema dello sfruttamento delle risorse naturali, sia energetiche che materiali, è progressivamente diventato sempre più stringente, crescente proporzionalmente col numero delle persone che vi attingono: fin quando sono da solo, ad esempio, ad abbattere alberi in una foresta per accendere il mio caminetto, ho la sensazione che la foresta sia infinita e che possa durare per sempre, anche per i miei figli e nipoti; se nella stessa foresta vanno ad abbattere alberi altre trentanove famiglie, la riduzione di alberi diventa percepibile a vista d’occhio e i quaranta nuclei familiari inizieranno a porsi il problema, magari vantando diritti di precedenza, probabilmente anche con la forza.

Le sfide per i prossimi decenni sono enormi, difficilmente descrivibili, comprensibili solo da chi possiede un quadro d’insieme composto da informazioni che provengono da tutte le discipline: economiche, scientifiche, sociali e politiche, che possono riassumersi in una semplice equazione: garantire accesso alle risorse materiali ed energetiche ad un numero crescente di persone, evitando che queste persone arrivino a combattersi, garantendo al tempo stesso il naturale ciclo biologico virtuoso del nostro pianeta.

Oltre al problema della evidente, progressiva riduzione di risorse naturali disponibili, si assiste alla crescente produzione di anidride carbonica risultato della produzione di energia termica, sino ad oggi principale fonte di produzione di energia elettrica. Semplificando, si brucia petrolio per produrre energia elettrica. L’auto elettrica, per fare un altro esempio, non è una fonte primaria di inquinamento, non produce fumo; ma la centrale che produce l’elettricità per ricaricarla, produce fumo. Ho spostato a monte il problema, non l’ho risolto. Tutti i dispositivi elettrici ed elettronici sono all’apparenza non inquinanti; è invece inquinante il processo per produrre l’energia necessaria al loro funzionamento.

L’altro problema è invece infrastrutturale, ovvero quello relativo alla realizzazione degli impianti produttivi (centrali, impianti fotovoltaici, pale eoliche, etc.), agli impianti di distribuzione (cavi, tubi, il loro interramento o sospensione aerea, etc.) e agli impianti di stoccaggio (batterie, silos) e alla logistica connessa: tutti questi oggetti sono realizzati con materiali (cemento, rame, acciaio, alluminio, litio, cadmio, silicio, iridio, terre rare, etc.) che devono essere estratti, trasformati, forgiati alla necessità, e anch’essi soggetti alla progressiva riduzione di disponibilità. Molti di questi materiali hanno comunque un costo enorme di estrazione ma sono riutilizzabili, riciclabili e recuperabili, come il rame e l’alluminio, senza voler ovviamente parlare dell’energia necessaria al loro riutilizzo: altri non sono neanche riciclabili. Rendendo così, paradossalmente, l’energia rinnovabile producibile utilizzando materiali non riciclabili.

Inoltre, così come le riserve naturali di energia fossile si stanno avvicinando all’esaurimento, la crescente domanda di rame, litio, cadmio, silicio, iridio e terre rare sta portando anche questi materiali verso l’esaurimento. Esiste una forma di energia totalmente rinnovabile a basso costo o, quanto meno, a EROI (ritorno sull’investimento necessario a produrre energia) positivo? Per definizione, no. L’ha teorizzato Einstein e molti altri prima e dopo di lui. L’unica forma di produzione di energia pulita, conosciuta da quasi un secolo, è quella che avviene durante la fusione termonucleare di due isotopi di Idrogeno, che dà luogo ad un atomo di Elio con una massa complessiva inferiore ai due atomi di partenza, con corrispondente produzione di energia secondo la famosa equazione di Einstein: un processo che avviene in natura, sul sole e le altre stelle, con il maggior coefficiente di efficienza conosciuto.

La scienza non è esatta: il processo di conoscenza scientifico, e le innovazioni tecnologiche ad esso connesse, procede per errori successivi e progressiva correzione e superamento di errori precedenti. L’economia studia la modalità degli scambi tra le persone, per raggiungere un equilibrio che soddisfi quanto più possibile il cedente e l’acquirente. La sociologia studia la natura umana, i comportamenti spontanei rispetto a quelli indotti dalla società in cui viviamo, che è costituita da noi stessi. La politica ha, infine, il dovere di trovare il giusto compromesso tra le varie istanze, nell’interesse comune, in una visione di lungo termine, senza seguire logiche di profitto ma di benessere sociale, decidendo quali tecnologie utilizzare per il benessere dei cittadini, con investimenti di lunghissimo termine che vadano oltre la logica economica di ritorno.

Tutto semplice, quindi: bastano cultura e sensibilità. Certo, tutto semplice se non fosse per quella variabile negativa, insita nelle persone, che si chiama interesse, lucro, guadagno, per definizione realizzato a discapito dei soggetti più deboli, più esposti al bisogno. Interessi di lobby, di istituzioni, di individui che oggi hanno interesse e disponibilità a muovere immensi capitali in un’ottica di rapidi ritorni sugli investimenti, creando movimenti di opinione che non hanno nulla di spontaneo, portando l’opinione pubblica ad immaginare un modello semplicistico di giusto/sbagliato, come ad esempio “l’auto a benzina inquina, quella elettrica no” o “i negozi fisici inquinano, l’e-commerce no” e via elencando in una crescente ed ipocrita creazione di sovrastrutture mentali che, partendo da concetti semplici e condivisibili, realizzano correnti di pensiero unico ed allineato alle aspettative di chi l’ha avviato.

Un problema, quindi, enorme.
Immenso.
Per il quale non esiste una unica soluzione, enorme, immensa.
Ma molte piccole soluzioni a piccole parti del problema. Che spetta a noi trovare e perseguire, con coraggio, tenacia e dedizione totale.
Nel rispetto del Prossimo e del Creato.
Con l’aiuto di Dio.

 

Autore

Marco Crisci