Parte Guelfa - investiture small 2016In questo excursus storico dedicato alla storia della Parte Guelfa dalla sospensione delle attività nel XVIII secolo alla loro ripresa nel XXI si desidera chiarire il fatto della massima importanza, non ancora noto ai più, che Parte Guelfa non ha subito mai alcuna soppressione granducale e che dal 2015 ha soltanto riattivato le funzioni dismesse dal 1769. Come è noto, Parte Guelfa e Parte Ghibellina, dal XIII secolo a lungo contrapposte con guerre sia locali che riguardanti i diversi stati dell’epoca, erano due “parti politiche” armate e in guerra e, come tali, composte da una serie di soggetti, talvolta anche eterogenei, in ciascuno dei due schieramenti. Tuttavia, Parte Guelfa divenne anche una vera e propria istituzione a carattere cavalleresco per permetterle di creare cavalieri atti a partecipare materialmente alle ostilità sul campo, e poi di potente magistratura, allorquando Papa Clemente IV intese riconoscere i meriti dei cavalieri guelfi fiorentini e pistoiesi che avevano dato il loro generoso e determinante contributo nella Battaglia di Benevento del 26 febbraio 1266, nella quale si ebbe la definitiva vittoria guelfa-angioina sui ghibellini-svevi.

Firenze, Palazzo Vecchio, soffitto del Salone dei Cinquecento. Giorgio Vasari e Jan Van der Straet: Papa Clemente IV consegna le proprie insegne ai consoli dei cavalieri della Parte Guelfa di Firenze

Nell’accogliere i consoli dei cavalieri della Parte Guelfa di Firenze, il Papa concedette loro l’uso delle proprie insegne, raffiguranti un’aquila rossa che atterra un drago verde. Per distinguere il loro stemma da quello papale, i guelfi aggiunsero un piccolo giglio fiorentino vicino alla testa del rapace. Questo simbolo è a tutt’oggi ben visibile su molti edifici pubblici di Firenze, Pistoia, ed altre città toscane e italiane ove i guelfi hanno esercitato a lungo il potere. Il momento della consegna delle insegne da Papa Clemente IV ai cavalieri guelfi è ben rappresentato nel dipinto realizzato da Giorgio Vasari sul soffitto del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, in Firenze, proprio accanto al tondo centrale che raffigura la gloria di Cosimo de’ Medici, primo Granduca di Toscana.

Papa Clemente IV, nato Guy Le Gros Foulquois, 183º papa della Chiesa Cattolica e fondatore dell’istituzione di Parte Guelfa

La bolla papale con la quale la Parte Guelfa veniva eretta ad ordine costituito, fece sì che la stessa divenisse la più importante delle magistrature fiorentine, dotata di propri sigilli al pari della Signoria. L’originale di tale sigillo è custodito nel Museo Nazionale del Bargello a Firenze. Parte Guelfa fu dotata, nel 1267, di una sede provvisoria nella Chiesa di Santa Maria Sopra Porta che, con la demolizione delle adiacenti case-torri della famiglia ghibellina dei Lamberti, fu poi estesa con l’edificazione di un palazzo per i Capitani della Parte Guelfa, successivamente ampliato e rinnovato anche con il contributo di grandi architetti come Filippo Brunelleschi. Il complesso, in pieno centro fiorentino, è tutt’oggi noto con il nome di Palagio dei Capitani di Parte Guelfa ed è sito in Piazza di Parte Guelfa. Da quel momento, ogni qualvolta nei documenti ufficiali del Comune, della Signoria, e poi del Granducato, si faceva riferimento semplicemente a “la Parte”, s’intendeva la Parte Guelfa. Il sodalizio, definito originariamente anche come Societas Partis Ecclesiae, quindi, nata come formazione militare espressione di una fazione politica, divenne ben presto una magistratura con il compito principale di amministrare i beni confiscati ai ghibellini sconfitti ed esiliati, gestendoli per provvedere alla manutenzione delle infrastrutture cittadine quali strade, edifici pubblici e fortificazioni. La Parte, come espressione del governo cittadino, si occupava anche della realizzazione di feste e manifestazioni pubbliche, come le giostre equestri alle quali spesso si assisteva in diversi luoghi del centro come Piazza Santa Croce, Piazza Santa Maria Novella o via de’ Tornabuoni.

Cosimo I de’ Medici, primo Granduca di Toscana, figlio del condottiero Giovanni delle Bande Nere e di Maria Salviati

Con la Legge dell’Unione promulgata con motu proprio da Cosimo I de’ Medici, Granduca di Toscana, il 18 settembre 1549, le funzioni politiche e militari della Parte Guelfa furono convertite in compiti di controllo e cura del territorio, dalle campagne agli argini dei fiumi, dalle fortezze ai ponti, dalla regolamentazione in materia di taglio degli alberi ai compiti di magistratura giudicante nelle dispute tra proprietari terrieri. La cura e la corretta ed equilibrata gestione nel Granducat0 delle fortificazioni delle conurbazioni, dei territori agricoli e dell’ambiente naturale, divennero quindi la nuova peculiarità della Parte Guelfa, che incorporò altri uffici come quello degli Ufficiali dei Fiumi. Questa attività proseguì per oltre due secoli, finché la nuova famiglia regnante, quella degli Asburgo-Lorena, nella persona del Granduca Pietro Leopoldo I di Toscana, intese riformare l’organizzazione amministrativa dello Stato.
Fu così che, con diversi provvedimenti normativi, Pietro Leopoldo riordinò in senso “più moderno” i vari apparati burocratici toscani.

Leopoldo II d’Asburgo-Lorena, Granduca di Toscana con il nome di Pietro Leopoldo I di Toscana dal 1765 al 1790 e imperatore del Sacro Romano Impero, Arciduca d’Austria e re d’Ungheria e Boemia dal 1790 al 1792

Tra questi provvedimenti, vi fu il motu proprio granducale del 22 giugno 1769, con il quale il Granduca ha voluto riordinare gli uffici giudiziari dello stato, che erano suddivisi tra “Tribunale e Magistrato dei Capitani della Parte, Ufiziali dei Fiumi, Tribunale dei Nove, e delle Congregazioni” eccetera, per uniformare i giudizi sul territorio granducale, unificando il tutto in un nuovo “magistrato con tutti i poteri e prerogative dei Tribunali supremi, col nome di Camera delle Comunità, Luoghi, Strade e Fiumi che sarà composto da tre giureconsulti” che entra in funzione dal 1° settembre 1769 formando “un solo Corpo e una sola Magistratura”. Il Tribunale della Parte (Guelfa), quindi, viene unificato agli altri e diventa Camera delle Comunità. Nulla si dice, invece, in merito all’Ordine, ovvero all’istituzione, della Parte Guelfa, che non è mai stato formalmente soppresso, anche in quanto ciò non era nei poteri del Granduca: solo l’autorità pontificia, con un’altra bolla papale, avrebbe avuto il potere di sciogliere l’istituzione creata da Clemente IV, e tale provvedimento non è mai stato emanato da alcun Pontefice. Risulta invece del tutto plausibile che, una volta svuotata l’istituzione dalle sue funzioni, ne sia seguito anche lo spossessamento dei beni, trasferiti al nuovo organo dello Stato. Cosicché, anche la storica sede del Palagio dei Capitani di Parte Guelfa passò al demanio granducale e, dopo il plebiscito del 1860, al nuovo Stato unitario italiano. Dopo il trasferimento della capitale del Regno d’Italia da Firenze a Roma, lo Stato “ricompensò” la città trasferendo al Comune di Firenze alcuni beni, tra i quali Palazzo Vecchio ed il Palagio dei Capitani di Parte Guelfa che, pertanto, dal 1871 è divenuto proprietà dell’amministrazione cittadina. È seguito un lungo oblio nel quale la Parte Guelfa, benché mai soppressa, ha di fatto cessato di essere attiva in quanto priva di funzioni proprie.

Firenze, Palazzo Vecchio, Sala dei Gigli. Decorazione con l’effige della Parte Guelfa

Nel frattempo, agli inizi del XX Secolo, vennero progressivamente ripristinate alcune tradizioni storiche e popolari di Firenze, che si erano perse nel tempo, come l’antico gioco del Calcio, costituendo, sotto la direzione dell’Ufficio Feste e Tradizioni Popolari del Comune di Firenze, il Corteo Storico della Repubblica Fiorentina, composto da vari gruppi di figuranti con costumi realizzati secondo la foggia in uso al tempo della celebre “partita dell’assedio”, svoltasi il 14 febbraio del 1530 in Piazza Santa Croce, durante l’assedio di Firenze ad opera delle truppe imperiali. Tali gruppi in abiti rinascimentali, furono dotati anche di armi ed armature in stile dell’epoca e, talvolta, impreziositi dalla partecipazione di nobili a cavallo, con l’uso degli equidi messi a disposizione dal reparto equestre dell’Arma dei Carabinieri, di stanza presso la Caserma Baldissera sul Lungarno della Zecca Vecchia. Con la soppressione di quel reparto a cavallo dei Carabinieri, divenne sempre più rara la possibilità di far partecipare questi splendidi animali alle sfilate del Corteo Storico e, agli inizi del secondo decennio del XXI Secolo, il Comune di Firenze manifestò l’intenzione di ricostituire il gruppo Cavalleria Fiorentina all’interno del Corteo stesso, anche su indicazione dello storico Luciano Artusi, Consigliere speciale del Sindaco per le tradizioni popolari e per cinquant’anni Direttore del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina.

Luciano Artusi, primo Console di Parte Guelfa del XXI secolo

Artusi, profondo conoscitore della storia e delle tradizioni fiorentine, alle quali ha dedicato la pubblicazione di oltre cento volumi, mise così a disposizione le sue ricerche sulle fonti storiche, contenute principalmente nell’Archivio di Stato di Firenze e presso altri archivi pubblici, per indirizzare una corretta ricostituzione della Cavalleria Fiorentina. Col determinante contributo delle ricerche dello storico medievista Riccardo Mugellini, apparve evidente che questa attività non poteva che essere tra quelle di competenza, fin dai tempi più antichi, della Parte Guelfa, alla quale poteva essere nuovamente affidata tale funzione. Un primo nucleo di consiglieri, ovvero di Capitani, costituito da Luciano Artusi, Andrea Claudio Galluzzo, Riccardo Mugellini e Claudio Donati Naldoni, si adoperò per il recupero degli antichi statuti della Parte Guelfa e, il 25 marzo 2015, ricorrenza dell’antico Capodanno Fiorentino, presso il Palagio dei Capitani di Parte Guelfa, venne sottoscritto l’atto pubblico con il quale l’antica Parte Guelfa veniva riattivata attribuendole una forma giuridica in linea con i dettati costituzionali e civilistici della Repubblica Italiana e, quindi, sotto forma di Arciconfraternita, ovvero associazione di volontariato.

Il Cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo emerito cattolico di Perugia, già Presidente della Conferenza Espiscopale Italiana

Primo firmatario dell’atto fu lo stesso Luciano Artusi ed il sodalizio ricevette nuovamente la benedizione della Chiesa Cattolica nella persona del Cardinale Arcivescovo Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. L’approvazione statutaria da parte del Sindaco di Firenze, Dario Nardella, con la ricollocazione della sede istituzionale presso il Palagio di Parte Guelfa e l’inserimento del nuovo gruppo Cavalleria Fiorentina nell’organico ufficiale del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina, furono quindi i primi passi per restituire alla Parte Guelfa alcune delle sue antiche funzioni. Ma lo slancio maggiore avvenne con l’emanazione, nello stesso anno 2015, dell’enciclica Laudato Si’ da parte di Papa Francesco, nella quale, richiamandosi all’opera di San Francesco d’Assisi, il Santo Padre invitava tutti i credenti ad adoperarsi attivamente per la tutela del Creato. Il fatto che il nuovo Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica esortasse l’Umanità a rispettare e difendere la Natura, dono di Dio e patrimonio universale, ha immediatamente risvegliato nella Parte Guelfa l’indole che le è stata propria sin dall’incarico ricevuto da Cosimo I nel 1549: la salvaguardia ambientale, la cura della Natura e del territorio, la diffusione di una cultura del rispetto dei beni ambientali, sono oggi nuovamente al primo posto delle attività dei Cavalieri e delle Dame di Parte Guelfa, non meno importanti della valorizzazione e tutela delle tradizioni storico-culturali e delle attività spirituali risalenti alla tradizione cristiana dalla quale ha avuto origine.

Ulteriore e definitivo impulso arriva l’8 febbraio 2022, quando il Parlamento italiano ha definitivamente approvato la legge di riforma costituzionale che introduce, nei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, anche i valori ambientali: gli Artt. 9 e 41 della carta costituzionale, sono stati ampliati inserendovi le nuove previsioni di tutela ambientale. Il nuovo testo dell’Art. 9, che fa parte dei “Principi fondamentali” della Costituzione, dichiara ora che la Repubblica tutela, oltre al paesaggio e al patrimonio artistico della Nazione, anche “l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.” Inoltre, dispone che “La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. L’Art. 41 tutela, da sempre, l’attività economica privata. Tuttavia, esso adesso stabilisce anche che la stessa “non può svolgersi in modo da recare danno alla salute e all’ambiente”. Parte Guelfa ha quindi accolto con grande favore l’inserimento dei valori ambientali nella Costituzione italiana.

I magnifici simboli di Parte Guelfa

Alla luce di quanto sopra esposto, appare di poter chiaramente affermare come Parte Guelfa non sia mai stata effettivamente soppressa da alcun motu proprio di Pietro Leopoldo, quanto piuttosto sia stata privata delle sue funzioni e dei suoi beni. L’atto pubblico con il quale viene quindi riattivata nel 2015, pur avendo sembianze di “atto costitutivo”, deve esser considerato solo un “atto ricognitivo” nel quale, constatato lo stato giuridico dell’antica istituzione, esistente benché silente, ne viene ripresa l’attività, in forme diverse, col benestare dell’autorità comunale e di quella ecclesiastica, e le viene conferita una delle forme giuridiche previste dall’attuale legislazione repubblicana, ovvero, in questo caso, quella di arciconfraternita – associazione di volontariato. L’Arciconfraternita Parte Guelfa è quindi ad ogni effetto la legittima erede dell’Ordine di Parte Guelfa che, dal 1266, costituisce un baluardo delle libertà repubblicane di Firenze prima, della splendida natura del territorio toscano poi, nonché delle tradizioni culturali, storiche e religiose sulle quali si è fondato il Rinascimento nonché la nostra Civiltà europea ed occidentale. Sta a noi, oggi, proseguire con rinnovato slancio in questo plurisecolare impegno.

 

Una riunione di Cavalieri e Dame di Parte Guelfa presso il Salone Brunelleschi del Palagio di Parte Guelfa

 

Autore

Luca Amerighi