Per il 99% della storia del pianeta, il genere umano, una volta comparso, è rimasto affamato, impaurito, malato e soprattutto ignorante. La vita era pericolosa, piena di sofferenza, e soprattutto brevissima. In soli due secoli, gli ultimi, e fino a oggi, la maggior parte di persone sono ricche, ben nutrite, sicure, sane e longeve. Le maggiori scoperte che hanno rivoluzionato la vita di tutti hanno attinto dalla Natura e hanno avuto successo sfruttando direttamente o indirettamente l’ecosistema che ci circonda. Per riconoscenza, cosa stiamo restituendo alla Natura? Rifiuti, scorie, inquinamento, degrado. La parabola del rapporto tra il genere umano e la terra che lo ospita è ormai discendente.

Abbiamo abbondantemente superato la distanza di sicurezza oltre la quale il futuro diventa scivoloso. Abbiamo deciso di correre verso la ricchezza a tutti i costi e ci siamo distratti quando il futuro, che aveva bisogno di aiuto, bussava sempre più insistentemente. Grave, perché il futuro non è un film di fantascienza, il futuro siamo noi fra vent’anni, i nostri figli e i nostri nipoti. L’Obiettivo 15 dell’agenda ONU 2030, recita: “Proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e invertire il degrado dei suoli e fermare la perdita di biodiversità”. Diamo un significato alle parole. La biodiversità è la ricchezza (varietà e quantità) di vita sulla terra: piante, animali e microrganismi, i geni che essi contengono, gli organismi in tutte le zone della Terra nelle quali le condizioni ambientali permettono lo sviluppo della vita. Tutti insieme contemporaneamente, influenzandosi reciprocamente. Inoltre, questa infinita varietà di organismi viventi non è omogenea, ma nel corso del tempo, cambia da un ambiente all’altro. Purtroppo, le statistiche delle varie organizzazioni mondiali, mostrano una costante riduzione della biodiversità e una perdita delle superfici boschive.

La diminuzione dei territori abitati da foreste, nostre protettrici, minaccia indirettamente il benessere di tutto il genere umano e direttamente le popolazioni povere (anche indigene) che ci vivono. La foresta è parte integrante e fondante dell’ecosistema, fornisce ossigeno per la sopravvivenza degli esseri viventi, cibo per gli erbivori, nonché rifugio per una buona parte del mondo animale selvatico. Si dice, con una fantastica metafora, che le foreste sono i polmoni della nostra terra ed è vero che grazie alla loro attività di fotosintesi assorbono la CO2, trattengono il Carbonio e liberano l’ossigeno. Parlare di questi temi e porsi degli obiettivi non è una battaglia green fine a sé stessa, è sopravvivenza.

L’obiettivo 15 si prefigge di proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi. Un processo già avviato che si dovrebbe sviluppare appieno entro il 2030. Ecco un riassunto:
1 garantire la conservazione, il ripristino e l’utilizzo sostenibile degli ecosistemi di acqua, delle foreste (arrestare la deforestazione, ripristinare le foreste degradate e aumentare la riforestazione e il rimboschimento) delle paludi, delle montagne e delle zone aride;
2 garantire la conservazione degli ecosistemi montuosi, incluse le loro biodiversità;
proteggere le specie a rischio di estinzione;
3 promuovere una distribuzione equa e giusta dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche e promuovere un equo accesso a tali risorse, come concordato a livello internazionale;
4 agire per porre fine al bracconaggio e al traffico delle specie protette di flora e fauna, combattere il commercio illegale di specie selvatiche e introdurre misure per prevenire l’introduzione di specie diverse e invasive;
5 integrare i principi di ecosistema e biodiversità nei progetti nazionali e locali, nei processi di sviluppo e nelle strategie e nei resoconti per la riduzione della povertà;
6 mobilitare e incrementare in maniera significativa le risorse economiche da ogni fonte per preservare e usare in maniera sostenibile la biodiversità e gli ecosistemi.

È vero, la Natura non è una fabbrica eterna di prodotti e servizi per la nostra sopravvivenza. Come accennato all’inizio, i vari ecosistemi se la sono cavata benissimo per miliardi di anni, poi è arrivato l’uomo e la terra continuava a provvedere a sé stessa e al nuovo ospite. Poi l’uomo si è illuso che grazie alla sua intelligenza avrebbe potuto governarla, ma così non è accaduto anzi, e negli ultimi decenni il rapporto si è incrinato. Abbiamo sfruttato le risorse del pianeta perché lo consideriamo come una nostra proprietà invece siamo noi ad appartenere alla terra e, appena lo riconosceremo, potremo cominciare ad abitarla con attenzione e rispetto. Come sempre, spetta al genere umano, a tutti i livelli di influenza e potere, ripristinare la bellezza, la salubrità, la sostenibilità.

 

Autore

Tommaso Conforti