L’agenda 2030 è un programma di azione per il pianeta, le persone e la prosperità. Viene sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 paesi membri delle nazioni Unite e approvata dall’assemblea generale dell’Onu. Tale programma si prefigge ben 17 goals inquadrati nel più ampio contesto rappresentato da 169 target associati, da raggiungere appunto entro il 2030. Abbiamo un solo Pianeta, ma viviamo come se ne avessimo a disposizione quasi due. Ecco perché lo sviluppo sostenibile non deve essere solo una parola chiave, ma va tradotto in impegni concreti.

I suddetti obiettivi hanno ampio raggio, essendo le questioni trattate di interesse mondiale, e si suddividono in:

1) sconfiggere la povertà
2) sconfiggere la fame
3) salute e benessere
4) istruzione di qualità
5) parità di genere
6) acqua pulita e servizi igienico sanitari
7) energia pulita ed accessibile
8) lavoro dignitoso e crescita economica
9) imprese, innovazione ed infrastrutture
10) ridurre le diseguaglianze
11) città e comunità sostenibili
12) consumo e produzione responsabili
13) lotta contro il cambiamento climatico
14) la vita sott’acqua
15) la vita sulla terra
16) pace, giustizia ed istituzioni solide
17) partnership per gli obiettivi

Ogni obiettivo riguarda quindi un tema specifico, ma, tutti insieme, rappresentano un chiaro piano che mira ad un risultato complessivo importante e primario: promuovere lo sviluppo in maniera sostenibile e migliorare così la nostra esistenza sul Pianeta. Definita come la pietra angolare per lo sviluppo sostenibile nonché nuovo quadro di riferimento globale per trovare soluzioni comuni ai diversi problemi che affliggono il nostro attuale sistema, rappresenta il risultato dei lavori Onu del 1992 – 2002- 2012 e delle conferenze che si sono avvicendate in quegli anni, oltre di altri precedenti impegni e lavori. Si parla addirittura di un iter iniziato nei lontani anni 70, quando il valore concetto di ambiente e di tutela dello stesso prende forma. In particolare si richiama il 1972, quando si incontrano i governi a Stoccolma per la conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano, per parlare dei diritti delle famiglie a vivere in un ambiente sano e produttivo. Un altro step importante si registra nel 1983, anno in cui le Nazioni Unite creano la Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo che definisce lo sviluppo sostenibile come il soddisfacimento dei “bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”. Nel 1992 a Rio de Janeiro si tiene il primo Summit della Terra o Vertice della Terra che tiene a battesimo l’elaborazione e l’adozione del primo programma per l’ambiente e lo sviluppo, conosciuto come Programma 21. Nel settembre 2011 vengono sviluppate le idee già avanzate nei precedenti lavori e in occasione della 64° Conferenza delle Ong del Dipartimento dell’informazione pubblica delle Nazioni Unite a Bonn in Germania. Il documento finale vede la predisposizione di 17 obiettivi. Proprio durante la Conferenza Rio +20 si raggiunge una risoluzione nota come “ il futuro che vogliamo”. Tra le questioni “calde” la lotta alla povertà, l’acqua e l’igiene, la gestione dell’energia. Nel 2013 viene creato un gruppo di lavoro aperto composto da trenta membri dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sugli obiettivi di sviluppo sostenibile. Con il compito di individuare gli obiettivi più rilevanti da perseguire. Le negoziazioni iniziano nel gennaio 2015 per concludersi nell’agosto dello stesso anno. Il 25 settembre 2015 nasce l’Agenda 2030 intitolata “ Trasformare il nostro mondo. L’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”. Un’agenda costituita da 92 paragrafi, il n. 52 descrive i 17 obiettivi affiliati ai 169 target. Obiettivi che, se coltivati e raggiunti, renderanno la nostra vita migliore.

 

Autore

Sara Salti