Mentre questo mese celebriamo la cinquantacinquesima Giornata della Terra e commemoriamo il nostro amato Papa Francesco, ci viene ricordata la bellezza della Creazione di Dio e la responsabilità che condividiamo nel prendercene cura. Dall’innalzamento del livello del mare agli incendi devastanti, dalle migrazioni forzate per motivi climatici alla perdita di biodiversità, le grida della terra e dei poveri si fanno sempre più forti. E noi dobbiamo rispondere con amore, urgenza e azione. Per celebrare la Giornata della Terra e ricordare il nostro caro Papa Francesco, ti invitiamo a stare con Parte Guelfa e col Movimento Laudato Si’ praticando attività di custodia del nostro pianeta e per la giustizia climatica. Solo col contributo di tutti è possibile ispirare la conversione ecologica.

Parte Guelfa crede che sia necessario il sostegno di tutti per aiutare a:

  • Amplificare le voci di coloro che sono più colpiti dalla crisi climatica
  • Sostenere politiche radicate nell’ecologia integrale e nella dignità di tutte le vite
  • Costruire un Movimento mondiale unito nella speranza e nell’azione coraggiosa
  • Fornire a individui e comunità gli strumenti per vivere il messaggio della Laudato Si’

In un periodo di incertezza globale, il nostro sostegno e le nostre preghiere sono più vitali che mai. Ora più che mai, uniamoci come persone di fede per proteggere la nostra casa comune oggi e per le generazioni a venire.

Il primo Papa giunto dalle Americhe è il gesuita argentino Jorge Mario Bergoglio, 76 anni, arcivescovo di Buenos Aires dal 1998. È una figura di spicco dell’intero continente e un pastore semplice e molto amato nella sua diocesi, che ha girato in lungo e in largo, anche in metropolitana e con gli autobus. «La mia gente è povera e io sono uno di loro», ha detto una volta per spiegare la scelta di abitare in un appartamento e di prepararsi la cena da solo. Ai suoi preti ha sempre raccomandato misericordia, coraggio e porte aperte. La cosa peggiore che possa accadere nella Chiesa, ha spiegato in alcune circostanze, «è quella che de Lubac chiama mondanità spirituale», che significa «mettere al centro se stessi». E quando cita la giustizia sociale, invita a riprendere in mano il catechismo, i dieci comandamenti e le beatitudini. Nonostante il carattere schivo è divenuto un punto di riferimento per le sue prese di posizione durante la crisi economica che ha sconvolto il Paese nel 2001. Nella capitale argentina nasce il 17 dicembre 1936, figlio di emigranti piemontesi: suo padre Mario fa il ragioniere, impiegato nelle ferrovie, mentre sua madre, Regina Sivori, si occupa della casa e dell’educazione dei cinque figli. Diplomatosi come tecnico chimico, sceglie poi la strada del sacerdozio entrando nel seminario diocesano. L’11 marzo 1958 passa al noviziato della Compagnia di Gesù. Completa gli studi umanistici in Cile e nel 1963, tornato in Argentina, si laurea in filosofia al collegio San Giuseppe a San Miguel. Fra il 1964 e il 1965 è professore di letteratura e psicologia nel collegio dell’Immacolata di Santa Fé e nel 1966 insegna le stesse materie nel collegio del Salvatore a Buenos Aires. Dal 1967 al 1970 studia teologia laureandosi sempre al collegio San Giuseppe. Il 13 dicembre 1969 è ordinato sacerdote dall’arcivescovo Ramón José Castellano. Prosegue quindi la preparazione tra il 1970 e il 1971 in Spagna, e il 22 aprile 1973 emette la professione perpetua nei gesuiti. Di nuovo in Argentina, è maestro di novizi a Villa Barilari a San Miguel, professore presso la facoltà di teologia, consultore della provincia della Compagnia di Gesù e rettore del Collegio. Il 31 luglio 1973 viene nominato provinciale dei gesuiti dell’Argentina. Sei anni dopo riprende il lavoro nel campo universitario e, tra il 1980 e il 1986, è di nuovo rettore del collegio di San Giuseppe, oltre che parroco ancora a San Miguel. Nel marzo 1986 va in Germania per ultimare la tesi dottorale; quindi i superiori lo inviano nel collegio del Salvatore a Buenos Aires e poi nella chiesa della Compagnia nella città di Cordoba, come direttore spirituale e confessore. È il cardinale Quarracino a volerlo come suo stretto collaboratore a Buenos Aires. Così il 20 maggio 1992 Giovanni Paolo II lo nomina vescovo titolare di Auca e ausiliare di Buenos Aires. Il 27 giugno riceve nella cattedrale l’ordinazione episcopale proprio dal cardinale. Come motto sceglie Miserando atque eligendo e nello stemma inserisce il cristogramma IHS, simbolo della Compagnia di Gesù. È subito nominato vicario episcopale della zona Flores e il 21 dicembre 1993 diviene vicario generale. Nessuna sorpresa dunque quando, il 3 giugno 1997, è promosso arcivescovo coadiutore di Buenos Aires. Passati neppure nove mesi, alla morte del cardinale Quarracino gli succede, il 28 febbraio 1998, come arcivescovo, primate di Argentina, ordinario per i fedeli di rito orientale residenti nel Paese, gran cancelliere dell’Università Cattolica. Nel Concistoro del 21 febbraio 2001, Giovanni Paolo II lo crea cardinale, del titolo di san Roberto Bellarmino. Nell’ottobre 2001 è nominato relatore generale aggiunto alla decima assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, dedicata al ministero episcopale. Intanto in America latina la sua figura diventa sempre più popolare. Nel 2002 declina la nomina a presidente della Conferenza episcopale argentina, ma tre anni dopo viene eletto e poi riconfermato per un altro triennio nel 2008. Intanto, nell’aprile 2005, partecipa al conclave in cui è eletto Benedetto XVI. Come arcivescovo di Buenos Aires — tre milioni di abitanti — pensa a un progetto missionario incentrato sulla comunione e sull’evangelizzazione. Quattro gli obiettivi principali: comunità aperte e fraterne; protagonismo di un laicato consapevole; evangelizzazione rivolta a ogni abitante della città; assistenza ai poveri e ai malati. Invita preti e laici a lavorare insieme. Nel settembre 2009 lancia a livello nazionale la campagna di solidarietà per il bicentenario dell’indipendenza del Paese: duecento opere di carità da realizzare entro il 2016. E, in chiave continentale, nutre forti speranze sull’onda del messaggio della Conferenza di Aparecida nel 2007, fino a definirlo «l’Evangelii nuntiandi dell’America Latina». Viene eletto Sommo Pontefice il 13 marzo 2013 e, da subito, il suo pontificato si è distinto per numerose iniziative, riforme e prese di posizione spesso considerate innovative rispetto ai suoi predecessori. A cominciare dal tema ambientale: il 24 maggio 2015 pubblica l’enciclica Laudato si’, incentrata sulla cura del creato e sull’ambiente, che ha un impatto dirompente a livello globale, anche fuori dall’ambito religioso, e imprime un’impronta indelebile nella riflessione sui temi ecologici e sociali. Nel 2016 dichiara il Giubileo straordinario della Misericordia, sottolineando la centralità del «perdono, della compassione e della misericordia» nella vita cristiana. A partire dal 2018, dopo lo scandalo degli abusi che coinvolse la Chiesa cilena, Bergoglio inasprisce la sua posizione contro gli abusi pubblicando il documento Vos estis lux mundi (2019) per migliorare la trasparenza e la responsabilità dei vescovi. Uno dei momenti più iconici del suo pontificato è senza dubbio durante la pandemia, la famosa preghiera in una piazza San Pietro deserta nel marzo 2020, simbolo di speranza e solidarietà globale. In quello stesso anno, nell’ottobre 2020 pubblica l’enciclica Fratelli tutti, sulla «fraternità universale e l’amicizia sociale», in cui critica il populismo, l’individualismo e promuove il dialogo tra religioni. Nel 2022 promulga la Costituzione apostolica Praedicate Evangelium, una profonda riforma della Curia Romana. Centralità all’evangelizzazione e spazio ai laici nei ruoli di governo del Vaticano i suoi punti principali. Dallo scoppiare della guerra in ucraina e poi con il precipitare della situazione in Medio Oriente diventa una delle poche voci autorevoli a chieder disarmo, dialogo e fine dei conflitti. Nel frattempo, continua a visitare l’Africa e altri Paesi periferici, dando voce agli “invisibili”. Nel 2023 celebra i10 anni di pontificato con varie iniziative e avvia un processo sinodale globale, tuttora in corso, su «sinodalità, partecipazione e missione», che coinvolge tutte le diocesi del mondo. Temi centrali: il ruolo delle donne nella Chiesa, i ministeri laicali, il discernimento comunitario, le riforme strutturali. Nel dicembre 2024 l’apertura ufficiale della Porta Santa in San Pietro dà il via al Giubileo ordinario, che la Chiesa celebra ogni 25 anni. L’ultimo era stato nel 2000, sotto Giovanni Paolo II mentre quello del 2016 era “straordinario”. Il tema è: la speranza. L’annuncio della morte di Papa Francesco è stato dato nella Cappella di Casa Santa Marta dal camerlengo, il cardinale Kevin Farrell. Accanto a lui il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, il Sostituto mons. Edgar Pena Parra e il Maestro delle Cerimonie mons. Diego Ravelli: “Carissimi fratelli e sorelle – le parole di Farrell – con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 del 21 aprile il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino.”

 

Autori

Andrea Claudio Galluzzo, Gabriele Vaccaro, Marco Crisci