Venerdì 1 Aprile 2016 segna un momento importantissimo per la rinata Parte Guelfa e per la storia di Firenze. Dopo la sconsiderata soppressione perpetrata il 22 Giugno 1769 e la benedetta ricostituzione del 25 Marzo 2015, ovvero dopo ben 247 anni, sono stati nuovamente investiti dei Cavalieri di Parte Guelfa. Questi servitori di Cristo e di Firenze hanno ricostituito, attraverso l’Arciconfraternita di Parte Guelfa, anche il gruppo della Cavalleria nel Corteo Storico della Repubblica Fiorentina. Una data storica dunque che rappresenta per Firenze e i Fiorentini, per il Comune e l’Arcidiocesi, un passo importante per le tradizioni della città.
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Bianchi contro Verdi e Rossi contro Azzurri sono le combinazioni di colore per gli incontri del Giugno 2016 scaturite dal sorteggio di Pasqua avvenuto prima del tradizionale Scoppio del Carro in Piazza del Duomo a Firenze. Da quest’anno però la sorte non ha valore solo per le partite del Calcio Storico Fiorentino in occasione del tradizionale torneo di San Giovanni, Santo patrono della città di Firenze, ma anche per le giostre equestri rinascimentali del Comune di Firenze organizzate dalla Parte Guelfa – Cavalleria Repubblica Fiorentina in collaborazione con la Federazione Italiana Sport Equestri. Il sorteggio assume dunque piena validità anche per l’ordine di scontro dei cavalieri che, rappresentando i Quartieri di Firenze, si affronteranno sul tufo di Piazza Santa Croce nel mese di Giugno.
Le regole sono “scelte di libertà” che ciascuno assume per rendere esplicita una appartenenza, una scelta di vita. La nostra Arciconfraternita di Parte Guelfa ha in sé lo stigma di una regola autoimposta, quello della fratellanza e dell’impegno gratuito e responsabile nel rispetto dello statuto in vigore. Tuttavia sono i destinatari stessi delle nostre attività di volontariato che hanno il diritto di conoscere le modalità con cui tutti gli appartenenti all’Arciconfraternita svolgono il proprio ruolo ed è nostra precisa responsabilità farci riconoscere dalle Istituzioni, in quanto realizziamo servizi a loro favore come indicato con chiarezza nel nostro statuto e lo facciamo attraverso il nostro peculiare “stile guelfo”.
Carissimi Confratelli e Consorelle di Parte Guelfa, la gloria del mattino di Pasqua irrompe anche quest’anno nel mondo. Noi lo sappiamo: Gesù ha vinto la morte. Lui è il Vivente, l’Alfa e l’Omega, Colui che è, che era e che viene. Noi crediamo fermamente che il Verbo di Dio si è fatto uomo, è morto, è disceso agli inferi ed è risorto. Gesù non è un fantasma, non è un’idea, non è un pensiero filosofico che resiste agli avvenimenti tragici del Venerdì Santo. No, Lui è qui con noi, nel suo corpo glorioso. Mangia e cammina con noi, si fa toccare, ci rassicura. Quale gioia deve sgorgare dal nostro cuore al pensiero del Dio Vivo, l’Emmanuele Risorto, Agnello senza macchia trionfante in eterno. E noi siamo partecipi della sua gloria.
Questa nota cerimonia fiorentina risale addirittura ai lontani tempi della prima crociata, indetta per liberare il Santo Sepolcro dalle mani degli infedeli. Nel 1097, al comando di Goffredo di Buglione, Duca della bassa Lorena, i crociati, il cui nome derivò dalla croce rossa cucita sulla spalla destra della tunica bianca che ricopriva l’armatura, partirono per la Palestina e nell’estate del 1099 posero l’assedio alla città di Gerusalemme che espugnarono il 15 luglio. Secondo la tradizione fu il fiorentino Pazzino de’ Pazzi a salire per primo sulle mura della città santa dove pose l’insegna bianca e vermiglia. Per questo atto di valore, Goffredo di Buglione gli donò tre schegge del Santo Sepolcro. Rientrato a Firenze il 16 luglio 1101, il valoroso capitano fu festeggiatissimo ed accolto con solenni onori. Le tre pietre rimasero inizialmente conservate nel palazzo de’ Pazzi e quindi consegnate alla Chiesa di Santa Maria Sopra a Porta in Mercato Nuovo, per poi passare nell’adiacente parrocchia di San Biagio, Chiesa della Parte Guelfa fino a quando, nel 1785, questa parrocchia fu soppressa.
L’Ordo Partis Guelfae, ovvero l’Ordine dei Cavalieri di Parte Guelfa di Firenze, inizialmente denominato Societas Partis Ecclesiae, venne formalmente istituito grazie a Papa Clemente IV nel 1266 e dopo l’interruzione seguita alla soppressione con motuproprio granducale di Pietro Leopoldo I di Toscana del 22 Giugno 1769, in virtù dell’antico possesso di stato giuridico in Firenze, con l’approvazione di Dario Nardella, Sindaco di Firenze, è stato ricostituito con Atto Pubblico il 25 Marzo 2015 e giuridicamente ristabilita come Arciconfraternita.
La Parte Guelfa conferma la tradizione ed il proprio destino e si pone a fianco di Papa Francesco. Il 10 Novembre 2015 è il gran giorno di Papa Francesco a Firenze. L’Arciconfraternita di Parte Guelfa è impegnata al servizio dell’Arcidiocesi di Firenze nella Messa allo Stadio Artemio Franchi, a presidio della Tribuna d’Onore, ma anche su quattro diversi giorni durante le varie fasi ed attività del Convegno Ecclesiale Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana con un gruppo di ben trenta volontari.
Nel pellegrinaggio, come nel deserto, l’uomo si pone di fronte alle scelte essenziali della vita. Durante il viaggio è concessa ai pellegrini l’opportunità di identificare i mali causati dalla superbia, dall’idolatria del denaro e del potere che hanno infiacchito l’umiltà e la semplicità originaria dell’umanità. Farsi pellegrini in compagnia di un cavallo significa ricevere uno straordinario aiuto da un animale nobile e mansueto per tentare di recuperare l’umiltà e la purezza necessarie a cavalcare sul lungo e malagevole sentiero che porta verso le beatitudini evangeliche. Praticando tutte quelle attività equestri che vengono svolte in campagna e che si basano sul rapporto tra uomo, cavallo e ambiente, accade di vivere più intensamente e con vera purezza l’intimità con Dio.
Quella mattina il leone si svegliò come sempre in una bella giornata di sole, ma una forte odore che non aveva mai sentito gli arrivò dritto nel naso e lo fece innervosire per tutta la giornata. Era un odore al quale avrebbe dovuto abituarsi, lo avrebbe sentito per un bel po’. Era una puzza di polvere e sudore, un odore acre che ti entrava in gola. Solo un olfatto fine come il suo poteva percepirlo.