Per colpa è dell’uomo l’Amazzonia sta iniziando a contribuire al riscaldamento globale. Il primo studio su tutti i gas serra che influenzano il prezioso ecosistema dell’Amazzonia, non solo la CO2, rivela una situazione sull’orlo del baratro. La foresta pluviale amazzonica ha iniziato a contribuire al riscaldamento del pianeta: questo è il risultato di un’analisi prima nel suo genere eseguita da oltre 30 scienziati. Da anni ormai i ricercatori esprimono preoccupazione per l’effetto che l’aumento delle temperature, la siccità e la deforestazione hanno nel ridurre la capacità della più grande foresta pluviale del mondo di assorbire l’anidride carbonica dall’atmosfera compensando le emissioni causate dall’uso di combustibili fossili. Recenti studi suggeriscono che alcune parti dell’ecosistema tropicale stanno purtroppo già rilasciando più carbonio di quanto ne trattengano.

Ma l’assorbimento e l’emissione di CO2 è solo uno dei modi in cui questa giungla umida, la più ricca di specie sulla Terra, influenza il clima globale: le attività che si svolgono in Amazzonia, sia naturali che prodotte dall’uomo, possono alterare il contributo della foresta pluviale in vari modi, riscaldando direttamente l’aria oppure rilasciando altri gas serra. Il prosciugamento delle zone umide e la compattazione del suolo a causa della deforestazione, ad esempio, possono aumentare le emissioni dell’ossido di azoto, anche questo un gas serra. Gli incendi di disboscamento rilasciano carbonio nero, piccole particelle di fuliggine che assorbono la luce solare e aumentano il calore. La deforestazione può modificare l’andamento delle piogge asciugando e riscaldando ulteriormente la foresta. Le inondazioni periodiche e la costruzione di dighe rilasciano il potente gas metano, emesso anche dall’allevamento del bestiame, uno dei motivi principali per cui le foreste vengono distrutte. Inoltre il 3,5% circa di tutto il metano rilasciato a livello globale viene emesso dal ciclo naturale degli alberi dell’Amazzonia.

Nessuno fino ad ora aveva cercato di valutare l’impatto complessivo di questi processi in questa regione in fase di rapida trasformazione. Questa ricerca, supportata dalla National Geographic Society e pubblicata sulla rivista Frontiers in Forests and Global Change, stima che il riscaldamento atmosferico causato da tutti questi processi insieme sembra ora annullare il naturale effetto raffreddante della foresta. “La deforestazione interferisce con l’assorbimento del carbonio, e questo è un problema” afferma l’autore principale della ricerca Kristofer Covey, docente di studi ambientali presso lo Skidmore College di New York. “Ma prendendo in esame tutti gli altri fattori oltre la CO2, non si può non vedere l’effetto complessivo: l’Amazzonia sta contribuendo al riscaldamento globale”. Il danno è grave ma la tendenza può essere invertita, affermano Covey e colleghi. Frenare le emissioni globali causate da carbone, petrolio e gas naturale aiuterebbe a ripristinare l’equilibrio, ma fermare la deforestazione dell’Amazzonia è indispensabile, insieme a ridurre la costruzione di dighe e aumentare le azioni di riforestazione. È ormai chiaro che continuare a tagliare alberi al ritmo attuale non potrà altro che aumentare il riscaldamento di tutto il pianeta. “Finora abbiamo fatto affidamento su questo ecosistema per la compensazione dei nostri errori, ma ormai lo abbiamo reso incapace di svolgere la sua funzione” afferma Fiona Soper, coautrice della ricerca e professore assistente presso l’Università McGill.

Proprio la ricchezza e la biodiversità dell’Amazzonia, che la rendono una regione così meravigliosamente unica, che ospita decine di migliaia di insetti per chilometro quadrato, rende la comprensione di questo ecosistema estremamente difficile. Le brillanti foglie verdi assorbono la CO2 dall’atmosfera convertendola attraverso la fotosintesi in carboidrati che vanno ad alimentare la crescita di tronchi e rami. Nei suoi alberi e nel suolo ricco di carbonio l’Amazzonia immagazzina l’equivalente di quattro o cinque anni di emissioni prodotte dall’uomo, pari a 200 gigatoni di carbonio. Ma quello dell’Amazzonia è un ambiente anche estremamente umido in cui le alluvioni ricoprono il suolo della foresta con diversi metri di acqua. I microbi in quei terreni assolati producono metano che è un gas serra da 28 a 86 volte più potente della CO2. Gli alberi fungono da ciminiere incanalando quel metano e rilasciandolo nell’atmosfera.

Nel frattempo l’umidità proveniente dall’oceano Atlantico, che cade sotto forma di pioggia, viene assorbita dalle piante, usata per la fotosintesi ed espulsa dalle foglie attraverso gli stessi pori che assorbono la CO2. Tornata nell’atmosfera, questa precipita nuovamente sotto forma di pioggia. L’uomo interferisce in questi cicli naturali non solo con il cambiamento climatico ma attraverso il disboscamento, la costruzione di bacini idrici, l’attività mineraria e l’agricoltura. Negli ultimi anni la deforestazione ha raggiunto livelli record in Brasile segnando nel 2020 valori massimi dal 2008, un aumento di quasi il 10% rispetto all’anno precedente. Alcuni di questi processi prelevano i gas serra dell’atmosfera mentre altri determinano l’aumento di questi gas e ognuno di questi fattori influenza gli altri. Fino a poco tempo fa nessuno aveva cercato di comprendere appieno questo complesso equilibrio. “Si tratta di un sistema di interazione di diversi componenti, ognuno dei quali viene misurato in maniera diversa, con tempistiche differenti e da diversi esperti” afferma Soper. Quello che è chiaro è che la foresta è cambiata rapidamente e in modi allarmanti. Le piogge sono ora più violente e frequenti rispetto al passato e provocano alluvioni senza precedenti. Le condizioni di siccità si presentano più spesso e in alcune aree durano di più. Alberi che prediligono zone umide vengono soppiantati da specie più alte che tollerano meglio le condizioni aride. Gli incendi illegali sono nuovamente in aumento. Nel 2019 sono stati bruciati quasi 2,2 milioni di ettari di foresta, un’area pari a quella del New Jersey. Così, nel 2019 la National Geographic Society ha riunito Covey, Soper e un team di altri esperti dell’Amazzonia per iniziare un lavoro volto a esaminare i vari processi e le loro interazioni. Non è stato necessario eseguire nuove misurazioni, sono stati individuati invece nuovi modi per analizzare i dati esistenti con lo scopo di ottenere un quadro complessivo della situazione.

I risultati presentano un certo margine di incertezza, ma un dato è sicuro: concentrarsi su un solo parametro — la CO2 — non consente di avere una visione d’insieme. “Per quanto sia importante il ruolo del carbonio in Amazzonia, questo non è l’unico elemento che influenza l’ecosistema” afferma Tom Lovejoy, docente di biodiversità della United Nations Foundation, che ha lavorato nell’Amazzonia brasiliana per decenni. “L’unica sorpresa, per così dire, è stata realizzare quanto ce ne sia, sommando tutti i fattori”. L’estrazione delle risorse, la costruzione di dighe e la conversione delle foreste in coltivazioni di soia e terreni per l’allevamento sono tutte attività che alterano i sistemi naturali in diversi modi. Per la maggior parte comunque, queste azioni determinano il riscaldamento del clima. Il metano è un fattore particolarmente importante. Sebbene le principali fonti di metano rimangano comunque i processi naturali delle foreste, la capacità dell’Amazzonia di assorbire il carbonio in passato riusciva a compensare molto meglio le emissioni di metano. È stato l’uomo a ridurre tale capacità. Rob Jackson, scienziato del sistema terrestre presso la Stanford University e autorevole esperto di emissioni di gas serra, considera la nuova ricerca un valido contributo. “L’ecosistema dell’Amazzonia è vulnerabile, e si tende a concentrarsi sull’analisi di un solo gas serra” afferma. Patrick Megonigal, direttore associato di ricerca presso lo Smithsonian Environmental Research Center, concorda. “L’aspetto fondamentale di questo lavoro è che estende la ricerca anche agli altri fattori, quando il dibattito pubblico si concentra invece per il 90% solo sull’anidride carbonica” afferma. “La CO2 non è l’unico fattore responsabile. Se prendiamo in considerazione l’interazione di tutti i processi, la situazione dell’Amazzonia ci dice che l’impatto delle attività umane è peggiore di quanto pensassimo”. Sono molti gli interrogativi che rimangono aperti. Quello principale per Megonigal, e che preoccupa anche Lovejoy, è: in che modo tutti questi fattori influenzano il clima dell’Amazzonia? È un aspetto importante perché l’Amazzonia produce gran parte della propria umidità: la stessa molecola d’acqua attraversa diversi cicli nella foresta seguendo il movimento dell’aria che dall’Atlantico a ovest attraversa tutto il continente.

Una recente analisi condotta da Lovejoy e Carlos Nobre, scienziato del clima presso l’Istituto di studi avanzati dell’Università di San Paolo, suggerisce che l’aumento della deforestazione potrebbe alterare anche il flusso dell’umidità, che a sua volta potrebbe portare ampie parti dell’Amazzonia a trasformarsi permanentemente in savana. I due ricercatori ritengono che il punto di svolta si potrebbe raggiungere con la deforestazione di appena il 20-25% della foresta pluviale. Questo sarebbe un grosso problema per il clima in quanto ridurrebbe ancora di più il potenziale della foresta di prelevare dall’atmosfera una parte delle nostre emissioni. Una stima del governo brasiliano indica che la deforestazione ha già raggiunto il 17%. Quello che succede in Brasile, e nei Paesi vicini dell’Amazzonia,  ha effetti in tutto il mondo. Negli Stati Uniti un gruppo di leader ambientali di quattro amministrazioni precedenti, sia democratici che repubblicani — Bush senior, Clinton, Bush junior e Obama — ha recentemente fatto un appello al presidente Joe Biden perché richieda al governo brasiliano di ridurre la deforestazione esortando Biden a usare gli scambi commerciali con gli USA come leva. Biden vorrebbe istituire un fondo da 20 miliardi di euro per proteggere l’Amazzonia ma il Brasile considera l’iniziativa una minaccia alla sua sovranità. Il Brasile e gli Stati Uniti sono attualmente in fase di negoziazione e l’elezione del èprossimo presidente brasiliano farà la differenza.

 

Autore

Luca Amerighi