La Grande Muraglia Verde è il visionario progetto che punta a contrastare l’inaridimento del suolo con l’aiuto delle comunità locali ed il supporto di importanti organizzazioni intergovernative. Come ben illustrato dal professor Francesco Ferrini nel Forum Natura 2024 tenutosi a Pistoia, lo stress idrico, ovvero la carenza di acqua in certe aree del pianeta, riguarda un terzo della popolazione mondiale. Una cintura alberata di ottomila chilometri, tre volte più estesa della Grande Barriera Corallina, attraverso l’Africa da est a ovest entro il 2030. La Grande Muraglia Verde, progetto guidato dall’Unione Africana con il supporto delle più importanti organizzazioni intergovernative al mondo, continua a essere il movimento più visionario del nostro tempo.

Questa fascia di protezione verde promette di essere una soluzione convincente alle numerose e urgenti minacce non solo per il continente africano, ma per la comunità globale nel suo insieme, in particolare il cambiamento climatico, la siccità, la carestia, i conflitti e le migrazioni. Una volta completata, la Grande Muraglia Verde sarà tre volte più grande della Grande barriera corallina ovvero sarà la più grande struttura vivente del pianeta. Lanciato nel 2007, prevedeva inizialmente l’impianto di milioni di alberi su una striscia larga 15 km dal Senegal al Gibuti. Dal 2013 il progetto è stato integrato con un programma di gestione sostenibile dell’ecosistema e di miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni rurali colpite dall’inaridimento del suolo. Gli obiettivi includono il ripristino di cento milioni di ettari di terreno, la cattura e lo stoccaggio di duecentocinquanta milioni di tonnellate di Co2 attraverso la vegetazione e la creazione di dieci milioni di posti di lavoro nelle aree rurali, contribuendo al contempo al fabbisogno alimentare in una delle regioni più malnutrite del mondo. Insomma, la Grande Muraglia Verde comprende ora anche diversi progetti guidati dalle comunità, in particolare nel campo dell’agricoltura rigenerativa.

Ma a che punto siamo con la piantagione? Ad oggi, la Grande Muraglia Verde ha contribuito a piantare oltre cento milioni di alberi e a ripristinare il verde su oltre diciotto milioni di ettari di terreno, ma solo il venti per cento è stato realizzato. Parte Guelfa è attiva per combattere la desertificazione e desidera sottolineare iniziative così importanti che coinvolgono molte organizzazioni internazionali a partire dalle Nazioni Unite. Parte Guelfa valuta la Grande Muraglia Verde come un progetto vincente in quanto utilizza un “approccio paesaggistico integrato» che consente a ciascun paese di affrontare il degrado del territorio, l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici, la biodiversità e la selvicoltura nel proprio contesto locale. La Grande Muraglia Verde sta mettendo quindi radici nella regione africana del Sahel, ai margini meridionali del deserto del Sahara, uno dei luoghi più aridi e poveri del pianeta. Più che in ogni altra parte del mondo, il Sahel è tra i più colpiti dal cambiamento climatico: milioni di persone stanno già affrontando il suo impatto devastante. Siccità persistente, mancanza di cibo, conflitti per la diminuzione delle risorse naturali e migrazioni di massa verso l’Europa sono solo alcune delle conseguenze. Del resto, lo stress idrico, ovvero la carenza di acqua in certe aree del Pianeta, riguarda un terzo della popolazione mondiale. Dal 2000 le zone aride del globo sono aumentate di circa il trenta per cento. E tra il 1979 e il 2019 si possono stimare circa 650mila morti a causa della siccità nel mondo.

La Grande Muraglia Verde è molto più che un semplice impianto di una striscia di alberi in tutto il continente africano. In Niger, Mali e Burkina Faso la rigenerazione naturale gestita dagli agricoltori ha dato grandi risultati. Si tratta di replicare e incrementare questi obiettivi raggiunti anche altrove. È possibile ripristinare gli alberi e le pratiche agroforestali in un ambiente apparentemente inospitale. Non si tratta di combattere il deserto. Nella maggior parte degli undici paesi coinvolti, esso non sta avanzando. Certo, ci sono alcune aree ai margini – ad esempio in Senegal, Mauritania e Nigeria – dove si verificano spostamenti di sabbia. Ma da un punto di vista geografico, nel tempo il deserto è rimasto relativamente stabile in quest’area. Ci sono molte meraviglie nel mondo, ma la Grande Muraglia Verde sarà unica e tutti potranno essere parte della sua storia. Insieme è possibile cambiare il futuro delle comunità africane del Sahel ed gli stati europei dovrebbero accelerare i processi di realizzazione dei propri impegni ambientali al fine di contribuire concretamente alla realizzazione della Grande Muraglia Verde. Affinché non resti solo un grande sogno, l’ambizioso progetto vuole creare entro il 2030 una barriera di alberi che percorra il continente africano da ovest a est con l’obiettivo di creare milioni di ettari di nuovi habitat naturali.

La Grande Muraglia Verde sarà patrimonio comune di una ventina di paesi, quali Algeria, Burkina Faso, Benin, Ciad, Capo Verde, Gibuti, Egitto, Etiopia, Libia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Somalia, Sudan, Gambia e Tunisia. L’obiettivo è, attraverso la creazione di una fascia di alberi, anche promuovere lo sviluppo locale. Interessa soprattutto la fascia a sud del Sahara, area fragile particolarmente esposta a crisi ricorrenti e dovrebbe estendersi a quella a nord del Sahara. La desertificazione, il cambiamento climatico e il degrado del suolo hanno un forte impatto sulle principali leve della crescita economica, della coesione sociale, della stabilità e della sicurezza negli stati del Sahel-Sahara e, di conseguenza, nelle aree mediterranee ove le migrazioni di massa stanno creando situazioni insostenibili socialmente ed ecologicamente.

 

Autore

Andrea Claudio Galluzzo