Un singolare fatto di cronaca trecentesca, avvenuto in prossimità di Orsanmichele da parte di un leone uscito dal serraglio di Piazza San Giovanni, nei pressi della Torre del Guardamorto degli Adimari, dove ora sorge la Loggia del Bigallo, lasciato inavvertitamente aperto, dette luogo a momenti di grande paura che coinvolsero tutta la città. Il feroce leone dalla fulva criniera mentre passeggiava liberamente per Via dei Calzaioli, ebbe modo di prendere fra le branche un ignaro bimbetto di nome Orlanduccio, orfano di padre il quale, allorché tutti scappavano in preda al terrore, rimase a giocare ignaro del pericolo. Quella che poteva finire in tragedia ebbe però una lieta conclusione: la madre di Orlanduccio, incurante del pericolo, corse piangendo verso la fiera e, agguantato il figlioletto, lo portò via fra la meraviglia degli astanti. Ed il leone? In effetti, si limitò a lasciare la presa e a guardare indifferente cosa avveniva intorno a lui.

Il fatto è così narrato dal “cittadino fiorentino” Giovanni Villani nelle sue Istorie Fiorentine del 1348: “Al tempo del detto popolo di Firenze fu al Comune presentato uno bellissimo e feroce leone, il quale era rinchiuso nella piazza di San Giovanni. Avenne che per mala guardia di colui che ‘l custodiva, uscì il detto leone dalla sua stia correndo per la terra, onde tutta la città fu commossa a paura; avvenne che arrivò in Orto San Michele, e quivi prese uno fanciullo e tenealo tra le branche. Udendo ciò la madre del detto fanciullo, che non avea più che lui, e questo l’era rimasto in corpo, dopo la morte del padre ch’era stato morto a’ Ghiado (ucciso con arma bianca, coltello, spada o pugnale), li si mosse, come disperata, con gran pianto scapigliata e andò contra il leone, e prese il fanciullo da dentro le branche del leone e menonselo, di che il leone né alla madre, né al fanciullo fece nulla di male, se non che la riguardò e strettesi fermo nel luogo suo, onde di questo si fece questione qual fosse il caso, o la gentilezza della natura del leone, o la fortuna riserbasse la vita al detto fanciullo, perché poi vivendo, facesse la vendetta del padre, com’egli fece, e fu poi chiamato Orlanduccio del leone”.

Autori

Luciano e Ricciardo Artusi