Bere acqua naturalmente potabile è un diritto primario. La disponibilità di acqua dolce è prerequisito della continuità della vita nella gran parte delle sue manifestazioni ed è minacciata sia dall’uso scriteriato che da eventi siccitosi sempre più frequenti con l’avanzare del cambiamento climatico. Rendere possibile a tutti bere acqua naturalmente potabile significa: risanare le acque sia superficiali che di falda da ogni forma di inquinamento, tutelare le riserve di acqua dall’uso eccessivo e improprio, captare in modo efficace le acque piovane, specie negli eventi estremi. La disponibilità di acqua dolce in falda, alle sorgenti e in superficie è uno dei parametri essenziali dei bilanci ecologici, locali e nazionali su cui si devono fare tutte le valutazioni e pianificazioni.

Il territorio può essere sanificato per bio-distretti, con i confini di uno o più bacini, distinguendo al suo interno fra urbano e rurale. I comuni lavoreranno in sinergia coi consorzi di bonifica, i gestori idrici e gli altri attori che si occupano dei corpi idrici, con obiettivi che superino quelli delle direttive europee, coinvolgendo università, scuole, mondo del volontariato e cooperative. Compiti di questa sfida per l’acqua sono:

1) controllare gli scarichi e modulare le tasse relative in base al peso inquinante effettivo,

2) informare sulle forme di prevenzione, abolizione e/o riduzione degli inquinanti, miglioramento della depurazione a valle delle abitazioni e luoghi di lavoro,

3) coadiuvare i cittadini per ottenere finanziamenti per la diffusione di tecniche avanzate di depurazione a valle degli scarichi ed elaborare incentivi per realizzare per abitazioni private, condomini, scuole, uffici pubblici che usino le acque grigie e l’acqua piovana per i WC e sostenere sistemi a secco per le tazze dei bagni – siamo gli unici mammiferi che fanno i loro bisogni nell’acqua potabile consumando da 8 a 20 litri ogni volta che tiriamo lo sciacquone – compostando le materie fecali con carboni attivi,

4) rinaturalizzare e fare una gestione avanzata dei corsi d’acqua e delle rive potenziando la loro efficienza depurante e migliorando la qualità della vegetazione riparia presente,

5) ridurre la velocità di scorrimento e la frazione di ruscellamento delle acque piovane, massimizzare la loro captazione attraverso una rete di piccole opere, quali migliaia di stagni, sistemi di cisterne nei condomini urbani, ridurre l’impermeabilizzazione dei suoli (anche tramite biopiscine) e l’arricchimento delle falde,

6) disinquinare le falde e studiarne l’andamento con l’aiuto delle dichiarazioni sulle captazioni; collaborare agli interventi privati e pubblici per il miglioramento della rete idraulica e le piantumazioni che aiutano ad arricchire le falde,

7) organizzare per gli scopi di cui sopra la collaborazione con le scuole nei vari gradi di informazione e la loro partecipazione agli interventi,

8) ridurre le tasse su tutte le superfici private a verde, compresi i tetti verdi e le terrazze per diminuire la velocità di scorrimento delle piogge.

Lo scopo generale è riportare tutte le acque nella categoria A1, cioè quelle che hanno bisogno di pochissimi o nulli interventi di potabilizzazione.Occorrono grandi progressi della ricerca su come eliminare gli inquinamenti a cominciare da quelli da PFAS (acidi perfluoroalchici) sia nelle falde che in superficie, facendo sparire dal commercio i prodotti che li contengono e diffondendo il rifiuto all’acquisto e le alternative praticabili. Un contributo al processo di risanamento delle acque è l’obbligo per tutti i comuni di avere almeno due fontane pubbliche di acqua potabile di falda a cui i cittadini possano attingere gratuitamente. Ovviamente ciò diminuirà il PIL – Prodotto Interno Lordo – riducendo anche se di poco il mercato di acque minerali, ma migliorerà i bilanci ecologici e idrici e in ultima analisi il FIL, il coefficente di Felicità Interna Lorda.

Le concessioni delle acque a privati che imbottigliano – spesso in contenitori di plastica – le acque potabili devono essere sottoposte a controlli e verifiche da parte delle amministrazioni su quanto dichiarato in etichetta. Le attuali tecnologie di depurazione centralizzata, allontanando le acque sporche dall’attenzione e cultura sociale e delegandole agli esperti, non stimolano a progressi nella prevenzione degli inquinamenti. Occorrono nuovi metodi integrativi delle fosse biologiche e occorre migliorare la funzionalità fluviale così da ottenere che i corsi d’acqua tornino a funzionare da depuratori. Mentre nei secoli passati i regimi delle piogge, concentrate soprattutto nelle stagioni autunno inverno e primavera, unite a una disponibilità di acqua di falda illimitata per l’uso che se ne faceva, suggerivano un sistema di drenaggio dei campi che allontanasse le acque nel più breve tempo possibile, il cambiamento climatico consiglia oggi al contrario ogni possibile metodo per riempire le falde durante le piogge. Quasi ogni campo coltivato dovrebbe avere un piccolo stagno: un progetto simile a quello che in India è stato portato avanti da Rajendra Singh, arrivato a migliorare il clima dell’intera regione del Rahajastan. Consentire d’ora in poi solo biopiscine e dare incentivi pubblici per trasformare le piscine in biopiscine o biolaghi. La normale piscina, a causa del cloro, è acqua sottratta all’ecosistema, resa inutile per tutti gli scopi, sia irrigare che fornire vita a umani, uccelli, piante e animali. Invece la biopiscina consente di mantenere la balneabilità utilizzando le virtù filtranti di specie vegetali, e avere acqua per tutto l’ecosistema. Incentivare alla piantumazione di almeno cento metri di siepi o filari di alberi ogni ettaro di terreno agricolo per seccare meno i terreni e ridurre l’emissione di CO2 per avere meno incidenza di vento e sole e alzare la falda acquifera: occuperebbe il 3% di superficie agricola/ha e potrebbe processare il 20% di emissioni di CO2. Vietare le pratiche colturali chiamate in Toscana “A ritocchino” ovvero “erta e china” e ammettere solo la lavorazione secondo le curve di livello. Altra pratica utile è ridurre le dimensioni dei campi coltivati interrompendoli con solchi lungo le linee chiave di lavorazione per trattenere e distribuire meglio l’acqua sui campi con fossi e stagni. Assumersi il compito di disinquinare e non far mancare l’acqua a nessuno comporta un impegno di tutti, ricchi e poveri, forti e deboli, giovani e vecchi, esperti e ignoranti, in un’unanimità da costruire per lo sviluppo del bene comune.

 

Autore

Giannozzo Pucci di Barsento