Una doccia rilassante dopo una giornata di lavoro. Un bicchiere di acqua fresca che concede il meritato sollievo dopo una camminata sotto il sole estivo. Spesso poniamo in essere comportamenti che consideriamo scontati quando in realtà così scontati non lo sono affatto. Sarà che nelle nostre vite la disponibilità di acqua ci ha abituato a considerarla quasi un elemento normale, senza invece pensare che questo importante dono della natura è fondamentale e per niente ovvio e che in molte parti del mondo è una ricchezza rara, e come tale, a volte, introvabile. Eppure, se ci pensiamo bene, l’acqua fa parte di noi in maniera così integrante che non si potrebbe pensare di farne a meno. Poi, invece, si leggono alcuni dati che in maniera quasi sconcertante ci raccontano che in molte parti del Pianeta ci sono persone, milioni di persone, che non hanno la disponibilità di acqua corrente e potabile e che riscontrano forti difficoltà.
Crollano così le nostre certezze quotidiane e magari ci troviamo a chiederci cosa potrebbe essere la nostra esistenza senza un elemento così necessario e tutt’altro che scontato. Anche per questo, con una sempre maggiore e crescente cognizione della sua importanza, l’Assemblea delle Nazioni Unite con risoluzione 64/292 del 28 luglio 2010 ha riconosciuto che “il diritto all’acqua potabile ed ai servizi igienico sanitari è un diritto dell’uomo essenziale alla qualità della vita ed all’esercizio di tutti i diritti dell’uomo”. Nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile – un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto dai governi dei paesi delle Nazioni Unite nel settembre 2015 – sono previsti una serie di obiettivi tramite i quali si cercherà di rendere possibili risultati importanti in materia ambientale. Uno di questi, il numero 6, si prefigge di garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie. Ciò avrebbe un impatto positivo sulla salute dell’uomo e del Pianeta. I dati che si leggono in materia ci raccontano una realtà difficile per molte persone. Numeri che rivelano quali difficoltà incontrano intere popolazioni anche solo per avere un adeguato accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico sanitari. Ed è doveroso sottolineare che non avere l’accessibilità ad un bene così essenziale ha inevitabilmente delle conseguenze sulla salute oltre che sul sistema ambientale. I concetti di ambiente e salute, d’altronde, anche in questo caso, procedono di pari passo fino a diventare un binomio inscindibile. Da tutelare. Sempre. Si ricorda ad esempio che in alcuni paesi in via di sviluppo un’alta percentuale di malattie sono riconducibili a condizioni igienico- sanitarie carenti. Direttamente o indirettamente. Pensiamo inoltre alla pandemia che ci ha colpiti negli ultimi due anni. Nei primi mesi del 2020, appena scoppiata l’emergenza da Covid19, non esistevano né cure né vaccini e la medicina si interrogava sul come combattere questo nuovo nemico, ancora sconosciuto. L’unico strumento utilizzabile ed altamente raccomandato quale prevenzione era – insieme al distanziamento – uno: lavarsi le mani. Ora comprendiamo bene che mentre nelle nostre case il lavarsi le mani con l’acqua corrente pulita e magari calda non rappresentava certo un problema, lo era invece in quei paesi dove l’acqua corrente era ed è un miraggio e dove la mancanza di approvvigionamento idrico rischiava di diventare una pandemia nella pandemia, favorita da una catena di contagio incontrollabile. Un esempio su tutti l’India, che nel 2021 è stata collocata tredicesimo paese nella classifica dello stress idrico. Questo ci fa percepire in maniera ancora più chiara il valore fondamentale, primario, e mai scontato, dell’acqua. Ecco perché è importante cooperare per raggiungere un sistema che consenta a tutti un accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico sanitari, per una migliore qualità di vita e di salute ed una tutela ambientale effettiva. Senza acqua non c’è vita. Senza diritti non c’è tutela.

 

Autore

Sara Salti