Nel pellegrinaggio a cavallo tra Spoleto, Foligno, Spello e Assisi, realizzato per celebrare il Cantico delle Creature di San Francesco, è emerso pienamente lo spirito francescano di Parte Guelfa attraverso un viaggio del cuore, tra paesaggi umbri e silenzio interiore. Nel cuore dell’Umbria, tra dolci colline, boschi silenziosi e borghi carichi di storia, si è snodato un itinerario organizzato dal reggimento San Giorgio di Parte Guelfa col Gruppo Transumanze dell’Umbria che ha incarnato lo spirito francescano: un vero aspro pellegrinaggio tra Spoleto, Foligno, Spello e Assisi. Non è stato solo un duro percorso fisico, ma un viaggio spirituale, un cammino a cavallo di ritorno all’essenziale, alla povertà evangelica, alla pace interiore. Il cammino ha avuto inizio a Spoleto, dal Santuario di Monteluco dove Francesco fu colpito da una visione che gli fece mettere in discussione la sua partecipazione alla guerra.
In una notte di profonda riflessione, Francesco comprese proprio in quel luogo che il servizio al “servo”, ovvero alla gloria mondana e militare, non poteva più essere la sua via. Questo primo tratto ha invitato i pellegrini al distacco: non solo fisico, ma interiore, dalle proprie ambizioni, dal superfluo, dal rumore del mondo. Procedendo verso Foligno, i pellegrini hanno ricevuto generosa accoglienza dal sindaco e dal parroco di Campello sul Clitunno, e una volta giunti nella città della Quintana hanno rievocato un momento chiave della vita del Poverello: fu proprio a Foligno infatti che vendette il suo cavallo e i suoi beni, per donare tutto ai poveri. Un gesto radicale di spoliazione, che segnò il passaggio da una vita centrata su di sé a una vita donata agli altri. Per il pellegrino, Foligno è dunque il simbolo della scelta. Una soglia oltre la quale si entra nel mistero della libertà evangelica.
Salendo verso Spello, il cammino si è fatto più contemplativo. Questo borgo, noto per la sua arte e i suoi fiori, richiama la visione francescana della bellezza: non l’estetica appariscente, ma quella che nasce dall’armonia con il creato, dalla semplicità delle cose quotidiane. È il luogo in cui si riscopre il gusto della lentezza, dell’attenzione, del silenzio. Infine, Assisi, la meta. Non tanto un traguardo, quanto un ritorno: alla propria verità, al rapporto con Dio, alla fraternità universale. Colti da ben quattro forti temporali i pellegrini hanno anche assaporato la faccia dura della natura e, temprati dalla difficoltà, hanno apprezzato ancor più i dettagli della città di Francesco, dove ogni pietra parla di lui: la Basilica, la Porziuncola, San Damiano. Perché è l’atmosfera dell’intera città a trasmettere la sua eredità spirituale, fatta di fraternità, letizia, umiltà, servizio. La scelta di Parte Guelfa di percorrere questi luoghi ha avuto il significato di lasciarsi plasmare. Non si è trattato solo di “seguire le orme” di Francesco, ma di rinnovare in sé lo stesso anelito: spogliarsi per rivestirsi di luce, abbandonare l’ego per abbracciare il fratello, ritrovare Dio nel volto del prossimo e nella bellezza della natura. Il cammino a cavallo da Spoleto ad Assisi non è stato turismo religioso, ma una vera esperienza di conversione, in cui ogni passo apre uno spazio interiore, ogni incontro diventa rivelazione. È il francescanesimo che si fa pellegrinaggio: povero, libero, gioioso, radicale. In un mondo frenetico e disincantato, il pellegrinaggio francescano organizzato dal Gruppo Transumanze e da Parte Guelfa toccando Spoleto, Foligno, Spello e Assisi è un invito a rallentare, a tornare alla sorgente della vita, ad ascoltare il canto del creato e della propria anima. È un cammino antico, ma sempre nuovo, perché conduce al cuore dell’uomo. “Cavalca sulla terra e tieni il cuore in cielo”, sembrano sussurrare le pietre dell’Umbria. E San Francesco, silenzioso, sorride.
Autore
Andrea Claudio Galluzzo