La sciabola è un’arma che ha la sua più antica tradizione in Germania, così come la sua pratica a cavallo. La nascita di quest’arma non è semplice da ricostruire. I più antichi trattati sul tema, risalgono al XV secolo, e sono andati sempre in una direzione precisa legata al gioco e al duello. Di fatto è un’arma semplice dai pochi colpi e di rapido apprendimento e anche le sue versioni sono molteplici sia nella lunghezza che nella forma. E’ interessante però scoprire che i tedeschi nel tempo ne abbiano elaborato una tecnica anche a cavallo, che divenne famosa e che fu appresa e imitata anche nel resto d’Europa.

Fiore de’ Liberi , Flos duellatorum, 1407

Intanto è bene sapere che il primo trattatista che si occupò di questo tema fu Fiore de’ Liberi nel 1407, nel suo celebre Flos duellatorum, in cui descrive l’arte del combattimento equester et pedester,. Anche lui è legatissimo alla cultura tedesca del suo tempo e andrebbero dette parecchie cose su questo italiano di talento. Il successivo e anche il più celebre manualista del settore è da considerarsi per ora Johann Jacob Von Wallhausen (Vienna 1580 – 1527), un teorico dell’arte militare e delle strategie difensive, che scrisse una quantità enorme di opere di vario genere, delle quali quella che ci interessa di più è conosciuta con il titolo di: “Kriegskunst zu Pferdt“ ovvero “L’arte della guerra a cavallo”, pubblicata nel 1616. Il trattato non parla solo di scherma, ovviamente, ma la scherma ha un capitolo privilegiato.

Johann Jacob Von Wallhausen, Kriegskunst zu Pferdt, 1616

Nel suo programma ambizioso possiamo trovare la seguente descrizione: “Insegna gli initia e i fondamenta della cavalleria, di tutti e quattro [i tipi di cavalieri ndr]: cioè Lanceri, Corazzieri, Carabinieri e Dragoni, ciò che è richiesto a ciascuno, quali potrebbero essere i loro esercizi. Mettere nuove meravigliose invenzioni per diverse battaglie nel mestiere della Cavalleria. Con prove illustrate, ciò che è dovuto alle nobili arti marziali e alla loro eccellenza in tutte le arti e scienze“. Interessante notare che la prima versione del trattato è in tedesco, ma verrà poi tradotto anche in francese, diventando nel suo genere un best seller del XVII secolo.

Il trattato di Wallhausen giunge in un periodo in cui l’uso della cavalleria era diminuito rispetto al XVI secolo. Infatti se il Cinquecento fu il secolo in cui venne usata con ampio margine, e specie in Italia, è proprio a causa di questo che si svilupparono molte tecniche per neutralizzarla, avvantaggiando l’invenzione delle armi pesanti, delle opere di trincea, delle macchine da guerra e infine dell’intramontabile fanteria. Ciononostante la cavalleria tornerà in auge in un momento del tutto insperato: la rivoluzione francese.

Le ragioni di questa nuova rinascita proviene da un dato del tutto insospettabile. La rivoluzione francese mirava in qualche modo a dare il potere al popolo e la sua arma privilegiata non era altro che un oggetto derivato da strumenti d’uso agricolo (falci, asce, falcetti di vario tipo, roncole, ecc…) che con il tempo presero la forma di una sciabola per l’appunto in numerose versioni. E anche se in tedesco il moderno termine sabre, cioè sciabola, è derivato dal francese, che forse a sua volta è derivato dall’italiano sciabola, in origine era chiamata dussak o messer, che sono praticamente sinonimi, il cui significato è coltello, ma a seconda del contesto, potrebbero voler significare anche un particolare tipo di sciabola.

Jacques-Louis David, Napoleone Bonaparte ad Austernitz, 1805

Una costante dell’immaginario della rivoluzione è la presenza della sciabola. Ebbene la rivoluzione userà quest’arma anche per distinguersi dal più elegante, e sofisticato fioretto (o spada) dei nobili, che aveva tecnica più complessa e lineare, per diventare così un simbolo della rivoluzione, assieme al cappello dei giacobini e la coccarda tricolore. Napoleone con estrema furbizia e praticità, ne farà un segno distintivo per sé, i suoi generali, e le sue truppe, trasformando l’arma del popolo in un oggetto finemente decorato.

Joseph Chabord, Napoleone trionfatore ad Austerlitz, 1805

Il successo di Napoleone inoltre fu costruito da un innovativo stile di guerra basato dall’uso della cavalleria in battaglia. E proprio per questo dalla fine del 1700 verranno pubblicati in maniera periodica una serie di manuali di scherma a cavallo, sia da autori singoli che direttamente dal “Ministère de la guerre” francese e stranamente non imitati da altre nazioni. L’Inghilterra infatti pubblicherà un manuale nel 1800, grazie a Joseph Guenot, non a caso un francese, dal titolo Scherma a cavallo. La tecnica schermistica a cavallo non è molto più varia rispetto a quella da terreno, e le immagini lo mostrano chiaramente. Fatte salve le azioni per la difesa, i colpi in attacco non sono molti, ma grazie al cavallo stesso si trasformano di gran lunga, sia per potenza che per efficacia, poichè l’arma vera e propria è il cavallo stesso.

Giuseppe Weiss, L’istruzione della scherma a cavallo, 1837

Infatti, secondo la nuova tecnica di combattimento, per essere letali i colpi devono essere portati tutti in corsa, cosicché la potenza di impatto venga aumentata. Inutile dire che l’animale vada addestrato adeguatamente alla carica, mentre il comandante dev’essere sempre pronto a raccogliere la sua cavalleria e a lanciarla ripetutamente per poter colpire l’avversario, sempre con nuove cariche. Per quanto riguarda l’Italia non va dimenticato il manuale di scherma a cavallo più completo e forse anche l’unico, e che avrà un’enorme fortuna in seguito con numerose ristampe, dal titolo: “Istruzione della scherma a cavallo”, di Giuseppe Weiss del 1837, non dissimile da quelli francesi, che per dovere di cronaca sono quasi tutti di autori di origine tedesca, come il Weiss per l’appunto.

Oggi purtroppo il gioco di scherma a cavallo si è quasi del tutto perso, ma i gruppi di rievocazione storica e di scherma storica, uniti alle giostre a cavallo sono la migliore medicina per riscoprire le abilità del passato, che l’uomo con il tempo va sempre più perdendo. Non è mai persa l’ultima speranza.

Carabiniere con sciabola a cavallo a Pastrengo nel 1848

 

Autore

Fabrizio Orsini