Parte Guelfa Portafuoco del Sabato SantoTutti conoscono la storia di Pazzo di Ranieri de’ Pazzi e di come si distinse sui campi di battaglia della prima crociata, conclusa vittoriosamente nel 1099, arrampicandosi per primo sulle mura di Gerusalemme con un grande atto di eroismo. Goffredo di Buglione volle ricompensare il suo impavido gesto donandogli tre schegge della pietra del Santo Sepolcro di Cristo. Pazzino, così soprannominato in città, quando tornò a Firenze nel 1101 portando le sante reliquie che hanno un valore rituale inestimabile per il credente fiorentino: con queste pietre focaie si accende il cero pasquale del Duomo di Firenze nella celebrazione liturgica più solenne dell’anno. In tale cerimonia intervengono ancora oggi i cavalieri del Santo Sepolcro. La famiglia Pazzi apparteneva alla Parte Guelfa e le pietre furono ubicate nella chiesa di riferimento dei guelfi, la Chiesa di Santa Maria sopra Porta, detta anche di San Biagio. Nel 1785 fu soppressa e fu annessa al priorato della chiesa di Santi Apostoli che diventò Chiesa di Santi Apostoli e San Biagio.

In fonti dell’epoca si legge di come fosse motivo di vanto per la famiglia Pazzi, e poi per la Parte Guelfa tutta, il dover provvedere ogni anno alla spesa per il cero “el quale si porta honorevolmente con chompagnia di molti preti e con le trombe”. Il cero è stato poi sostituito dal portafuoco, opera devozionale di pregiata fattura. Attualmente nel Sabato Santo il corteo storico della città viene a prelevare solennemente le pietre ed il Portafuoco per l’accensione in Duomo del fuoco sacro e, con esso, del cero pasquale, simbolo della risurrezione di Cristo.

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Il Portafuoco di Parte Guelfa portato in processione dalla Chiesa dei Santi Apostoli al Duomo dai Cavalieri del Santo Sepolcro di Gersalemme

Il Portafuoco fu realizzato su commissione della Parte Guelfa quando i Pazzi persero il privilegio di occuparsi del cero pasquale, dopo la “congiura de’ Pazzi” contro la famiglia Medici nella quale perse la vita Giuliano de’ Medici, fratello di Lorenzo, che regnava su Firenze come un sovrano e, per questo, inviso dalle famiglie di antica nobiltà fiorentina. Il 26 aprile 1478 segnò la fine dei privilegi della famiglia Pazzi dato che Lorenzo si salvò e si vendicò degli assassini di suo fratello. Fu deciso dalla Repubblica che, il privilegio dell’accensione del cero pasquale, passasse ai Consoli di Calimala e il cero fu sostituito con il Portafuoco che venne commissionato alla bottega di Pasquino da Montepulciano.

Parte Guelfa Chiesa dei Santi Apostoli e San Biagio a Firenze
La Chiesa dei Santi Apostoli a Firenze

Esso è un oggetto unico nel suo genere ed è composto da tre parti diverse che una volta assemblate hanno dato vita ad un “ostensorio” sacro e unico nel suo genere. La parte più antica è rappresentata dalla colomba d’argento ad ali spiegate nella sommità, di cui si ha notizia nell’inventario delle masserizie del 1378 della Chiesa di Santa Maria sopra Porta. La parte centrale è quella che fu commissionata dalla Parte Guelfa alla cerchia di Pasquino da Montepulciano facendo realizzare lo stemma della stessa – l’aquila che tiene tra gli artigli un drago – racchiuso in volute che dai nodi centrali terminano in due rosette rinascimentali. La terza parte, quella veramente funzionale, il porta braciere, è stato realizzato in rame dorato a forma di nodo baccellato. All’interno c’è il braciere con carboni che servono per mantenere il fuoco che accende la “colombina” durante la cerimonia dello “Scoppio del Carro” che avviene la domenica mattina di Pasqua sul sagrato del Duomo.

Queste reliquie del Santo Sepolcro di Gerusalemme sono un vero tesoro per la Chiesa fiorentina e, custodite in quest’antica e suggestiva Chiesa dei Santi Apostoli, ci aiutano ad avvicinarci al sepolcro dove venne deposto il corpo di Gesù Cristo, a ricordare l’amore con cui Lui ha offerto la sua vita per noi e ad accendere la speranza sicura della risurrezione nei nostri cuori.

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Lo stendardo dell’Arciconfraternita di Parte Guelfa sulla soglia della Tomba di Cristo sotto la cupola dell’Anastasis nella Basilica Santo Sepolcro di Gerusalemme

 

Autore

Andrea Claudio Galluzzo

 

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