Parte Guelfa Santissima Annunziata archivio segreto di Parte Guelfa Sacrestia entrataI Capitani di Parte Guelfa decisero di conservare il loro archivio segreto in un cassone di marmo collocato nel luogo più sacro e inviolabile di Firenze ovvero presso la basilica della Santissima Annunziata, lo scrigno mariano dei fiorentini. Nel 1769 secolo la Parte Guelfa fu temporaneamente soppressa con mutuprorio granducale da Leopoldo I il quale riteneva erroneamente che avesse esaurito la sua funzione e, quando venne ristrutturato l’ambiente che ne conservava l’archivio, i marmi del cassone vennero utilizzati per realizzare il portale della sacrestia nuova, mantenendo a imperitura memoria, al centro del timpano, l’antico stemma di Parte Guelfa.

L’arme di Papa Clemente IV, ovvero l’aquila rossa che atterra il drago concesso nel 1266 alla Parte Guelfa, trovava dunque definitiva collocazione presso la basilica della Santissima Annunziata, il principale santuario mariano di Firenze, casa madre dell’ordine dei Servi di Maria. Il 19 Ottobre 1766 terminarono i lavori di restauro della sacrestia e un ignoto frate dei Servi di Maria ci illustra perché quello stemma si trova in quella posizione attraverso questo dettagliato resoconto: “Tutto in esso si ammira di nuovo, ad esclusione del vaso che fin dall’anno 1459 fu edificato dà Signori Capitani di Parte Guelfa. Si mossero ad ordinare la fabbrica suddetta nella quale spesero la somma di 500 fiorini per due motivi: primo per la devozione alla nostra chiesa e all’altare della Santissima Nunziata aveva, ed ha sempre avuto la città di Firenze, e con essa i Magistrati che la governavano, i quali, terminato il Governo, prima di subire il sindacato nella Curia del Podestà, dovevano portarsi in pompa alla nostra chiesa, conforme si praticava da tutti i Consoli dell’Arte nel dì 25 Marzo fin dall’anno 1394. L’altro motivo fu un atto di gratitudine verso il nostro convento, i di cui religiosi, che erano stati Camarlinghi del Comune e sopraintendenti alla fabbrica delle mura del terzo cerchio della città, custodivano ancora la cassa della parte Guelfa. Questa cassa lavorata di marmo bianco con esquisito lavoro nell’anno 1451 da Salvi di Lorenzo Morochi, e da Zanobi di Luca, servì di poi per formare i bellissimi stipiti della porta interiore della nostra Sagrestia, come ancora al presente si vede. Fu dato incarico al Sig. Filippo Ciocchi architetto del nostro convento il disegno dè novi armadi e l’esecuzione dè medesimo a F. Andrea Casciani, nostro Converso, assai preclito nell’arte di falegname da cui, con l’aiuto di vari garzoni furono costruiti e impiallacciati di bellissime radiche di noce i detti armadi con quella puliza, che richiama la comune ammirazione di chi si porta a vedergli. Reca ancora stupore il non scoprirsi in tutta la gran mole degli armadi suddetti alcun ferramento, mentre tutti si affidano a certi perni interiori, inventati ed eseguiti dal nostro Religioso Converso F. Gio. Poggi fiorentino, uomo quanto celebre nella finezza del lavorare di magniano, altrettanto eccellente per il raro suo ingegno nell’invenzioni meccaniche. Nel tempo medesimo, nel cui si elaboravano i predetti armadi, il nominato P. Teologo prescelse tra molti pittori a lui offertisi per dipingere la Sagrestia il Sig. Pietro Giarrè nostro fiorentino, il quale sì egregiamente ha dipinto a foggia di stucchi la volta, le pareti laterali, la tribuna ecc., Il disegno dell’altare di marmo della Sagrestia è di Gaspero Paoletti architetto fiorentino. Si pensò bene di aggiungere statue e intagli, le prime rapprsentanti Santi e Beati del nostro Ordine, furono tutte di terracotta dal Sig. Pompilio Ticciati, celebre scultore fiorentino, e gl’intagli in legno da Vincenzio Grassellini, al presente intagliatore di Corte. Nell’altare della Sagrestia è stato collocato un quadro assai celebre di Cesare Dandi, rappresentante il Divin Salvatore morto, sostenuto da vari angeli e venerato da alcuni nostri Santi. Questo quadro si trovava nella Cappella della Pietà nell’antico della Purificazione, posta fra il Campanile e la Sagrestia. Adesso è stato sostituito da altro quadro rappresentante S. Filippo Benizi opera del Vignali” (ASFi CRSGF 119 57 Pag. 528).

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La sacrestia della Santissima Annunziata

La basilica è collocata nell’omonima piazza nella parte nord-est del centro cittadino, vicino allo Spedale degli Innocenti ed è stata per secoli al centro della vita della città. In particolare il 25 marzo, in occasione della Solennità della Santissima Annunciazione del Signore, si celebrava e finalmente si è tornati a celebrare degnamente il Capodanno di Firenze e della Toscana. Sempre in quest’area della città, tradizionalmente dal 1081, si trovava un oratorio fondato ai tempi di Matilde di Canossa come ex-voto per la fine dell’assedio di Enrico IV e tale tempietto era dedicato alla Madonna. Nel 1233 era pressoché abbandonato, e ne fu chiesto l’affidamento al vescovo Ardengo Trotti da sette giovani fiorentini che avevano avuto una doppia visione della Vergine piangente per le continue discordie cittadine, il 15 agosto e l’8 settembre di quell’anno. Con la dedica a Maria Addolorata, fondarono una compagnia, ritirandosi in penitenza e in preghiera su un monte ai limiti del Mugello detto “Asinario”, oggi contratto in Montesenario, a meno di venti chilometri a settentrione della città. La strada per tale romitorio passava proprio fuori dalla Porta di Balla che affacciava sull’attuale via de’ Servi, e l’oratorio sul sito della futura basilica era particolarmente conveniente nei loro spostamenti.

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La Cappella dell’Annunziata

Nel 1250 la compagnia, che intanto era stata rititolata popolarmente come dei Servi di Maria, pose la prima pietra per la costruzione di una più grande basilica. Questa prima chiesa, e il convento annesso, furono detti di Santa Maria dei Servi di Cafaggio, dai nomi dell’Ordine religioso e del luogo dove venne edificata, situato fuori delle mura di Firenze e della Porta di Balla. La prima notizia sicura sulla sua costruzione è un atto notarile del 17 marzo 1250 con il quale il vescovo di Siena Bonfiglio – la sede di Firenze era allora vacante – concesse ai frati di edificare una chiesa presso le mura, consegnando anche la prima pietra. La prima pietra fu evidentemente posta il 25 marzo 1250, festività dell’Annunciazione che in quell’anno cadeva il Venerdì Santo. L’anno dopo la chiesa era terminata almeno nelle strutture principali. Nel 1252, secondo una leggenda, i Servi di Maria vollero far dipingere l’affresco della loro Vergine Gloriosa, l’Annunciazione, da un pittore chiamato Bartolomeo, che mise tutta la sua perizia per rappresentare degnamente la scena. Ma nonostante diversi tentativi, fu preso da sfiducia perché non riusciva a dipingere il volto della Vergine. Cadde così in una strana sonnolenza e al risveglio, per miracolo, il volto apparve già dipinto, completato da un angelo. L’affresco che nei tempi successivi darà il nome alla chiesa, tuttora conservato nella cappella dell’Annunziata, divenne presto oggetto di grande venerazione e di profonda devozione da parte dei fiorentini. Infatti nel 1255 il Comune di Firenze fece tracciare una strada, l’odierna via dei Servi, che dalla Porta di Balla conduceva a Santa Maria dei Servi, mentre i frati comprarono il terreno nel 1299 per creare la piazza grazie alla donazione da parte del Comune di 400 fiorini d’oro. Nel secolo successivo la chiesa e il convento vennero inclusi nella cinta muraria trecentesca. Intorno al 1280 la chiesa doveva avere una pianta rettangolare, facciata a capanna volta a meridione e una piccola abside circolare. Nella prima metà del Trecento sono costruite varie cappelle e altari: S. Anna, San Biagio, San Martino della famiglia Guadagni, Sant’Iacopo, San Michele Arcangelo, Santa Maria del Purgatorio, Sant’Ansano e la Santissima Annunziata. Parte Guelfa Stemma Ordine dei Servi di Maria A metà del Trecento i maestri Neri di Fioravante e Giovanni di Fioravante ampliano la chiesa, creando una crociera e le cappelle di San Donnino dei Falconieri. Nel 1384 fra Andrea da Faenza, padre Generale dei Servi di Maria, affidò la direzione di altri lavori importanti all’architetto Antonio Pucci. Il 18 ottobre 1444 fu posta la prima pietra della tribuna. Progettista e direttore dei lavori fu Michelozzo di Bartolommeo che costruì o restaurò anche la sagrestia, la cappella Villani, la cappella della Madonna, il Chiostrino dei Voti, l’oratorio di San Sebastiano e la parte sinistra della navata. I lavori durarono fino al 1453 e ripresero nel 1460 sotto la direzione di Antonio Manetti che realizzò anche la parte centrale del porticato. A seguito di problemi finanziari, i frati offrirono il patronato della fabbrica a Ludovico III Gonzaga, marchese di Mantova e finalmente, nel 1477, dopo lievi modifiche al progetto precedente di Leon Battista Alberti, la tribuna fu inaugurata. Nel 1481 furono terminati i lavori alla navata centrale. La chiesa si presentò così coperta con un tetto a capriate, con pilastri, archi e cornicioni in pietra serena. Nel Cinquecento i lavori alla chiesa subirono un rallentamento. Tuttavia furono dipinti gli affreschi del Chiostrino dei Voti, in fretta e furia prima dell’arrivo solenne di Leone X in città nel 1513; in quell’occasione fu collocato anche lo stemma mediceo sulla piazza e gli affreschi di un giovanissimo Pontormo, oggi sostituiti da copie. Il 17 gennaio 1516, il cardinale Antonio del Monte, legato di Leone X, consacrò solennemente la chiesa. Negli ultimi decenni del XVI secolo fu aggiunto il portico esterno su finanziamento della famiglia Pucci, dei quali è presente lo stemma con la “testa di moro” marmorea sia nel pavimento sia ai lati del portico sui pilasti angolari, nel 1601 dall’architetto Giovanni Battista Caccini, per raccordare la facciata alla decorazione della piazza. Rispetto alle analoghe arcate dello Spedale degli Innocenti e del Loggiato dei Serviti, le colonne furono impostate più alte, perché per accedere alla chiesa non esisteva la scalinata come negli altri edifici: in tal modo si poté mantenere l’altezza degli archi dei tre loggiati tutti allo stesso livello. Nel 1664 Mattia de’ Medici figlio di Cosimo II dette il suo aiuto a costruire il soffitto della chiesa. Fu disegnato da Baldassarre Franceschini detto il Volterrano che vi dipinse la Madonna Assunta. Il coro fu rivestito all’esterno di marmi e pietra serena e nel 1680 il Volterrano cominciò ad affrescare la cupola, terminandola tre anni dopo. Nel 1687 i frati decisero di rivestire la parte inferiore della chiesa con marmi, stucchi e dipinti. Tra il 1783 e il 1795 fu ripavimentata e le molte e ricche lapidi tombali che erano nel pavimento andarono disperse. Nel gennaio del 1806 papa Pio VII la elevò alla dignità di basilica minore. Nel 1857 fu effettuato un ultimo grandioso restauro ad opera dell’architetto Giuseppe Poggi. La chiesa fu riaperta al pubblico il 20 agosto dello stesso anno alla presenza di papa Pio IX che celebrò all’altare della Madonna.

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Facciata della basilica della Santissima Annunziata di Firenze

Per donare l’olio da ardere che doveva servire tutto l’anno per le lampade della cappella dell’Annunciazione miracolosa, si effettuava una peculiare cerimonia, alla mattina della domenica in Albis da parte di una compagnia laico-religiosa, con il parroco della parrocchia d’appartenenza che si muoveva dalla propria sede per raggiungere in processione l’altare della Santissima Annunziata. La pittoresca cerimonia vedeva alla testa del corteo un somarello che portava a bastina, cioè sulla groppa, coperta da una bella gualdrappa, due mezzi barili d’olio ed un bambino di tre o quattro anni vestito da angioletto. La gente era attratta dalla semplice ma particolare cerimonia, definita “dell’Angiolino”.

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La miracolosa immagine della Madonna nella Cappella dell’Annunziata

Parte Guelfa Santissima Annunziata Maria Maddalena de MediciSul fianco destro è presente un piccolo arco che collega la basilica con il Palazzo della Crocetta, odierna sede del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Questo passaggio venne costruito affinché la principessa Maria Maddalena de’ Medici, sorella del granduca Cosimo II, in quanto debole di salute e forse malforme, potesse recarsi a messa senza scendere in strada: all’interno della chiesa è infatti presente una grata dorata, corrispondente a un piccolo vano al termine dell’arco.

Parte Guelfa Piazza Santissima Annunziata
Piazza Santissima Annunziata con statua del granduca Ferdinando I de’ Medici

Vale la pena raccontare qui un altro tassello di storia patria: i mobili che coprono le pareti della sacrestia della basilica della Santissima Annunziata hanno una particolarità, non si vedono le cerniere neppure aprendo gli sportelli. Ove un tempo si trovava l’archivio segreto della Parte Guelfa vennero realizzati degli armadi inaccessibili dal più abile inventore di serrature  “segrete”  del tempo, al servizio anche del granduca. Un altro esempio della sua abilità si trova al museo di Casa Martelli. Chi era questo inventore? Ebbene tali innovative cerniere per i pesanti sportelloni vennero inventate da padre Giovanni Poggi, un frate dell’Ordine dei Servi di Maria talmente abile nel creare serrature a trucco che vennero chiamate “segreti”. In effetti, le cerniere non sono visibili. Una porta con serratura nascosta di sua invenzione si trova anche nel museo di Casa Martelli.

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L’ingresso della sacrestia della Santissima Annunziata con lo stemma di Parte Guelfa nel timpano

 

 

 Autori

Paolo Piccardi e Andrea Claudio Galluzzo

 

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